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Harley-Davidson: il mito trasloca fuori dagli USA

 Nella guerra dei dazi, c’è chi si pensa a delocalizzare. Harley-Davidson vuole fortemente portare anche fuori dai confini nazionali la produzione di moto destinate all’Europa. La decisione a seguito delle tariffe stabilite dall’Unione Europea sui beni made in Usa. Uno schiaffo a Trump da parte di una delle aziende simbolo del mercato a stelle e strisce.

La decisione è epocale, e per certi versi sorprendente. Anche se, abbiamo imparato a comprenderlo in questi mesi, quando c’è Donald Trump di mezzo, nulla è scontato.

Al momento però, Harley-Davidson ha manifestato fortemente l’intenzione di spostare una parte della sua produzione all’estero. Per la precisione, in Europa laddove la casa di Milwaukee vanta moltissimi acquirenti (40mila soltanto nel 2017). Tutto ciò a causa delle tariffe doganali stabilite dall’Unione Europea nei confronti dei beni simbolo dell’esportazione americana.

Simboli come, appunto, le mitiche motociclette di Milwaukee, ma nella misura sono compresi anche i blue jeans o il burro d’arachidi, fino al tabacco, bourbon e whisky. Dunque, un mito delle motociclette made in USA, che ha segnato 115 anni di storia e cultura di massa, potrebbe far tramontare il più tipico nazionalismo U.S.A.

Per i più nostalgici, sarebbe certo un colpo al cuore. Ma le ragioni del portafoglio non conoscono sentimenti. Specie se il provvedimento s’inserisce nella guerra commerciale nata tra l’Unione Europea e l’amministrazione americana.

 Una guerra dagli esiti in stand-by.

Qui va fatto un passo indietro. A marzo il Congresso americano aveva approvato dazi del 25% e del 10% sulle importazioni rispettivamente di acciaio e alluminio.

Che il nuovo inquilino della Casa Bianca fosse un fautore del protezionismo, era del resto già chiaro fin dall’inizio del suo mandato. Un proposito ribadito anche dall’intenzione manifestata di applicare tariffe anche sulle importazioni di auto.

Quello che però Trump non poteva prevedere era la rappresaglia dei Paesi europei. La Commissione Ue ha infatti adottato lo scorso 22 giugno un regolamento, con cui si applicano analoghi dazi sui prodotti esportati dagli Stati Uniti.

Contromisure del valore di 2,8 miliardi di euro, a controbilanciare il danno ricevuto dalla decisione del Congresso. Della serie, “chi la fa, l’aspetti”.

 Decisione apparentemente inevitabile…

A causa dell’aumento dei dazi al 21%, Harley-Davidson stima che il costo di ogni motocicletta lieviterà in media di 2.200 dollari (1.900 euro). Le tasse peserebbero inoltre per 90-100 milioni di dollari l’anno. Troppi per il produttore di Milwaukee che sembrerebbe aver deciso di produrre le moto destinate al mercato europeo fuori dai confini nazionali.

Ancora non è chiaro dove dovrebbero finire gli stabilimenti (si parla della Repubblica Ceca), né a quanto ammonterebbe la produzione prevista. La certezza è che la decisione sembra irrevocabile, almeno per ora.

 …Ma non è detta l’ultima parola.

Questa la reazione di Donald Trump, affidata ad un tweet infuocato: “Una Harley-Davidson non dovrebbe essere mai costruita in un altro Paese, mai! I suoi dipendenti e i clienti sono già molto arrabbiati. Se si trasferiscono, state attenti. Per lei sarà l’inizio della fine. Si arrendono, abbandonano la lotta. La sua aura sparirà per sempre e l’azienda verrà tassata come non mai”.

Parole di fuoco che lasciano presagire un’ulteriore risposta sotto forma di una ribattezzata “Big Tax” contro le aziende che decidono di produrre all’estero. Il Presidente americano sta spingendo per aumentare le tassazioni al 200% per le aziende USA che dislocano all’estero. L’ultima barriera per Trump è convincere anche il Congresso.

 Braccio di ferro.

Dal canto suo, Harley-Davidson fa sapere di essere pronta ad andare avanti, confidando in una risposta negativa da parte della maggioranza del Congresso. La posizione dei Paesi Europei è di quelle da braccio di ferro. “Se gli USA rimuovono i loro dazi, anche le nostre misure saranno rimosse, al contrario, le azioni saranno corrispondenti”.

Diversamente, stando a fonti interne, la compagnia sarebbe pronta ad andare avanti e a spostare parte della produzione in Europa.

Per quanto riguarda intanto l’attuale dazio, ci sarebbe un escamotage burocratico-fiscale che consentirebbe di non pagare l’importo dovuto. Vedremo come andrà a finire.

  MotorAge.it Redazione – Andrea Sicuro

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