Sabotaggi Tesla: Musk fa causa alla talpa
Una Spy Story in piena regola. È quella che ha coinvolto Tesla, che ha deciso di citare in giudizio il presunto autore dei sabotaggi in fabbrica. Si tratta di un ex dipendente, cui è stata negata una promozione.
Un intrigo del genere si era visto soltanto nei migliori film polizieschi. Tesla ha deciso di fare causa alla “talpa” che ci sarebbe stata, negli ultimi mesi, dietro gli incidenti in fabbrica e i ritardi nella produzione della Model 3.
L’accusa è pesante ed è indirizzata a un ex tecnico di processo, reo di aver illegalmente sottratto informazioni segrete della compagnia e trasferite a terzi. Il motivo scatenante la ritorsione sarebbe stato una promozione negatagli dalla compagnia di Elon Musk. Che, intanto, ha mandato una lettera a tutti i dipendenti denunciando, si legge nella comunicazione resa nota dalla Cnbc, “un’azione di sabotaggio piuttosto estesa e compromettente”.
Siamo sicuri del fatto che seguiranno polemiche e ne sentiremo ancora a parlare nei mesi a venire.
Sabotaggi Tesla: ripicche e rancori mai sopiti
Intanto il sabotatore sarebbe Martin Tripp, che lavorava come tecnico di processo presso la Gigafactory in Nevada, negli Stati Uniti. L’accusa è di aver modificato i codici relativi ad alcuni prodotti, rubato e rilasciato all’esterno una quantità consistente di dati, foto e video riservati. Inoltre, secondo Musk, Tripp avrebbe hackerato il sistema per rallentare la produzione dei veicoli. Non è chiaro invece se abbia agito da solo o se ci si siano stati altri complici.
Il possibile movente sarebbe stato una mancata promozione, che il CEO di Tesla ha detto “essersi rivelata la cosa giusta da fare”. I reati contestati, va detto, sono ovviamente tutti da dimostrare. Ma se, confermati, delineerebbero i contorni sinistri di una vicenda grottesca che ha causato un danno economico e d’immagine a Tesla. Che nel frattempo ha deciso di adire le vie legali contro il suo ex dipendente che, ai media, avrebbe inoltre detto che l’azienda usava batterie perforate.
Quel precedente del 2016
Tesla infatti è finita nell’occhio del ciclone diverse volte per presunti sabotaggi. Più recentemente, la Model S del produttore tv e regista britannico, Michael Morris, ha iniziato a prendere fuoco mentre percorreva le strade di Los Angeles. Il regista e la moglie, la famosa attrice Mary McCormack, sono riusciti per un soffio a scampare alle fiamme. La casa di Elon Musk che, inizialmente, ha parlato di “circostanza straordinariamente inusuale” promettendo di far luce sulla vicenda con un’inchiesta interna.
Che qualcosa non andasse lo si era già capito nel 2016, quando un razzo di SpaceX esplose, durante il rifornimento precedente a un test. Allora ci fu soltanto un avvertimento un possibile sabotatore. Soltanto congetture e sospetti che però alla riprova dei fatti si sono rivelati fondati. Basti pensare che, negli ultimi quattro anni, ci sono diversi incendi in fabbrica. L’ultimo, fortunatamente senza conseguenze, nella serata del 17 giugno, nel reparto di verniciatura quando la produzione delle carrozzerie è rimasta bloccata per diverse ore.
Troppi per far pensare a una coincidenza fortuita. Fatto sta che Musk ha deciso di passare dalle parole ai fatti e denunciare la situazione. Il CEO di Tesla ha intanto voluto serrare le fila tra i suoi dipendenti, raccomandandoli di “non cedere a corruzione o azioni malevoli, additabili a una concorrenza di poteri forti che vorrebbe scommettere sul fallimento dell’azienda”.
Ma i guai non finiscono qui
Tesla, per effetto di questi incidenti, ha intanto ritardato l’immissione sul mercato della Model 3, il cui obiettivo previsto di produzione era di 5mila unità settimanali. Inizialmente si attestava a sole 250 unità, ora è passato a 2.500. L’azienda non deve però passarsela benissimo, dal momento che nei giorni scorsi ha tagliato del 9% la sua forza lavoro, che alla fine del 2017 contava su 37.500 dipendenti. L’azienda ha continuato ad assumere a inizio anno, portando il totale a 40mila fino al recente taglio che di fatto riporta la situazione al punto di partenza. Il posto è stato però garantito a quanti stanno lavorando alla produzione dell’auto elettrica Model 3. Musk ha parlato a tal proposito di “una riorganizzazione difficile anche se necessaria”.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro