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Emissioni manipolate: anche Nissan nella bufera

 Emissioni manipolate: non bastava lo scandalo Dieselgate. Come Volkswagen, anche Nissan ha affermato di aver manipolato i dati sulle emissioni di scarico e sui consumi di benzina. Il fatto riguarda 1191 modelli prodotti in Giappone e destinati al mercato interno. Per la casa nipponica sono già i tre casi controversi in meno di un anno.

Dopo lo scandalo Dieselgate, si apre un nuovo fronte relativo alle emissioni manipolate dalle case automobilistiche. Stavolta nella bufera ci finisce il colosso nipponico Nissan. Un fatto tanto più grave, sulla scia di quello che ha riguardato i colleghi Volkswagen. È stata l’azienda ad ammettere di aver falsificato i test sulle emissioni dei gas di scarico e sui consumi di carburante nelle fabbriche in Giappone.

Quasi come un tentativo di riacquistare credito nei confronti dell’opinione pubblica assumendosi pubblicamente le proprie responsabilità. Opinione pubblica che però si preannuncia spietata. Soprattutto alla luce dei recenti investimenti, soprattutto nell’ambito dell’elettrificazione. Investimenti su cui viene ora gettata più di un’ombra. Nissan in precedenza aveva annunciato lo stop alla vendita di auto diesel in Europa.

Ma le irregolarità, secondo quanto riferito dalla compagnia, riguardano 19 modelli, per un totale di 1171 vetture, tutte destinate al mercato interno. E non toccherebbe gli ultimi esemplari messi in commercio. Una magra consolazione per la clientela di fiducia.

 Errare è umano, perseverare è diabolico.

Occorre subito fare un passo indietro. Mesi fa il ministero dei Trasporti giapponese aveva chiesto alla società di fare luce sulle proprie procedure. Nella nota ufficiale diffusa Nissan, si spiega che “le prestazioni delle emissioni di scarico e i test di risparmio di carburante, si discostano dall’ambiente di prova prescritto” . Inoltre, si legge ancora, erano stati creati “rapporti di ispezione basati su valori di misurazione modificati”.

Un fulmine che non arriva però a ciel sereno. Nel febbraio 2017, la casa nipponica era stata sanzionata in Corea del Sud per un caso di emissioni riguardante il SUV Qashqai. Che per l’occasione era stato bandito dal Paese.

Il modello, secondo l’accusa, era stato equipaggiato con il “defeat device”, software installati nelle centraline dei motori che permettono di ridurre l’immissione di NOx. In più, lo scorso ottobre Nissan era stato costretto a ritirare oltre un milione di veicoli. Questo per aver confessato di aver delegato l’approvazione finale di nuovi modelli a ispettori non certificati. Precedenti sinistri che hanno convinto il governo nipponico a vederci chiaro, con i risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti.

 Il futuro è nebuloso.

Viene ora da chiedersi che cosa ne sarà delle strategie e delle alleanze già avviate da Nissan. Soprattutto alla luce di tutti questi episodi che gettano più di un’ombra sul futuro. Su tutti, va ricordata la partnership con Renault e Mitsubishi, denominata “Alliance 2022”. Una collaborazione che mira in pochi a superare i 14 milioni di veicoli elettrificati, attraverso la condivisione di propulsori, tecnologie e know how.  Un obiettivo ambizioso, si era detto. Che però ha fatto i conti con la dura realtà. E forse con alcune professionalità non pronte a supportarlo.

Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro

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