Quando un semplice oggetto meccanico è in grado di raccontare una storia. Aperta fino al 31 ottobre la mostra “Passione Volante” al Museo Nicolis. Oltre 100 volanti di modelli F1, gran turismo e auto d’epoca. – Video –
Per alcuni può essere definito soltanto un accessorio, seppur fondamentale nella vita di tutti i giorni. Ma alle sue spalle è in grado di racchiudere oltre cinquant’anni di corse automobilistiche e storie di personaggi rimasti impressi nella memoria collettiva.
Questo è almeno l’intento della mostra “Passione volante”, aperta fino al 31 ottobre presso il Museo Nicolis di Villafranca di Verona. MotorAge era presente lo scorso 4 luglio all’inaugurazione dell’esposizione che al suo interno contiene 106 volanti di vetture di Formula 1.
Pezzi unici da collezione, autografati da campioni del calibro di Michael Schumacher, Ayrton Senna, Nigel Mansell e Alain Prost, tanto per citarne alcuni. La collezione comprende altri 30 volanti di vetture sportive e Gran Turismo.
Il volante come segno di personalità
Come ha dichiarato la presidente Silvia Nicolis: “Non sarà la solita mostra tematica a tempo determinato ma rappresenta l’inizio di un nuovo corso per il Museo Nicolis. Abbiamo sentito l’esigenza di avviare un percorso culturale diffuso che miri a dare sempre più forza alla cultura e alla storia delle nostre collezioni. Pertanto vogliamo rivolgerci a tutti, in particolare alle nuove generazioni, diffondendo l’amore per la tecnica in ogni sua forma”.
Un proposito ribadito anche durante la conferenza stampa di presentazione in cui è intervenuto anche il celebre giornalista e scrittore Leo Turrini. “Il volante permette di esprimere la personalità di ognuno– ha detto – ogni oggetto nasconde una storia. Basti pensare ad Arturo Merzario che salvò la vita a Niki Lauda nel 1976 al Nurburgring. O a David Coulthard che nel ’94 salì sulla Williams lasciata libera da Senna alla sua morte”.
Pezzi rari da collezione
La mostra “Passione Volante” racchiude un’inedita collezione di volanti F1 raccolti dal fotografo Daniele Amaduzzi in più di 20 anni di frequentazione dei campi gara. Tra di essi ce ne sono, tra gli altri, quattro appartenuti a Michele Alboreto, l’ultimo pilota italiano chiamato da Enzo Ferrari alla guida della Rossa con cui si aggiudicò 5 GP e 23 podi.
Lo spazio è suddiviso in quattro aree che consentono all’utente di ripercorrere l’applicazione di questo strumento nel corso della storie. Dalle origini in vetture d’epoca quali la Lancia Lambda VIII serie del 1928 o la Bugatti Tipo 49 datata 1931.
Successivamente lo si può ammirare nelle Gran Turismo come la la Lancia Astura Berlina Gran Sport Pininfarina del 1936, la Fiat 1500 C del ’41 e la Ferrari 250 GTE 2+2 (1963). Lo ritroviamo dunque nelle auto sportive e targate Formula 1 all’interno della Ferrari 750 Monza, che esordì proprio all’autodromo, vincendo, nel 1954.
Il Cavallino trova poi posto nel motore 12 cilindri prodotto nel 1990. Da non dimenticare infine la Lotus 21, che nel 1961 vinse la sua prima gara nel circus con Innes Ireland. Curiosamente fu anche quella la prima e unica vittoria del pilota britannico).
Più di un semplice cerchio
All’interno dello spazio espositivo campeggiava una frase del compianto Gilles Villeneuve. “Al volante ci sono io e so io quel che succede. Finché abbiamo un volante e dei freni possiamo sistemare tutto”.
Due frasi che rendono l’idea di come non si stia parlando di un semplice cerchio in legno, ma di qualcosa in più. I curatori della mostra hanno scelto come simbolo un’istantanea di Louis Klemantaski. Questa raffigurava un volante e Peter Collins, a bordo della Ferrari 3,5 litri 857S con cui si accingeva a vincere il Giro di Sicilia del 1956.
La mostra “Passione Volante” è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18 e sarà accessibile con lo stesso biglietto d’ingresso al Museo Nicolis. Per i più curiosi è disponibile un’anticipazione.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro