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Marchionne non ce l’ha fatta. Lascia FCA, una compagna e due figli

L’”uomo con il maglione” è morto a 66 anni nella clinica di Zurigo in cui era ricoverato. Marchionne lascia la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio Giacomo e Jonathan Tyler. E l’azienda alla quale ha dedicato una buona parte della sua vita.

L’ultima uscita pubblica

Proprio il giorno della dichiarazione ufficiale dell’azzeramento dei debiti di FCA. Peccato. Assistere alla salute ritrovata del gruppo sarebbe stata un’altra soddisfazione. Dopo l’ultima sua uscita pubblica di due giorni prima, a Roma, alla consegna di una Jeep all’Arma dei carabinieri alla quale lui, figlio di carabiniere, ha presenziato con orgoglio. Chi ha avuto modo di vederlo dice che era già affaticato e parlava con difficoltà.

Ma è stato il suo ultimo saluto, per molti aspetti simbolico, la chiusura del cerchio di un’esperienza umana e professionale. Infatti, da lì a breve Marchionne è stato colpito da embolia cerebrale. Gli era stato diagnosticato un sarcoma alla spalla. Poi, nel corso dell’intervento chirurgico a cui si è sottoposto, è stato colpito da embolia cerebrale. Risultato, il coma profondo.

Una vita di sfide

L’iconico maglioncino a girocollo ormai era un’uniforme, la sveglia alle tre e mezza del mattino un dovere, il successo e fama mondiale ne hanno fatto un personaggio. Un’immagine che spesso Sergio Marchionne rifiutava. “Non chiedete a me, io faccio il metalmeccanico”, ripeteva spesso un po’ per scherzo e a volte per modestia (vera o falsa che sia) sottolineata da quell’incedere ostinato a testa bassa. Ma l’unica cosa importante era il rilancio della Fiat e il benessere del gruppo che aveva creato. Lui, che fino a 51 anni le automobili le aveva solo guidate.

Eppure era un bulldozer che aveva saputo fare breccia nel cuore della famiglia Fiat e dei suoi consiglieri che gli diedero carta bianca per il salvataggio dell’azienda. Operazione portata a termine con successo giusto prima che si ammalasse. Ricordiamo ancora la cravatta indossata per festeggiare l’azzeramento del debito lo scorso primo giugno, alla presentazione del piano strategico 2018-2022. E c’era proprio da festeggiare visto che l’ultimo bilancio del gruppo Fiat prima che arrivasse, nel 2003, era in rosso di una quindicina di miliardi.

Decisioni impopolari

Sergio Marchionne è ricordato anche per le decisioni durissime. Come quella del 2014, quando diede il benservito in Ferrari dopo vent’anni a Luca Montezemolo, colpevole di non impegnarsi per la vittoria del Cavallino. Ma purtroppo non c’è riuscito neppure lui da numero uno di Maranello. Oppure come quando nel 2016 ha stretto il nuovo patto d’acciaio dell’editoria italiana con De Benedetti. In quella occasione ha abbandonato RCS e il Corriere della Sera, feudo tradizionale degli Agnelli. E poi la emigrazione (o la fuga?) della sede legale in Olanda e di quella fiscale in Inghilterra, prima della quotazione del gruppo alle Borse di New York e Milano.

Ma ormai il palcoscenico era è il mondo. E l’obiettivo il salvataggio della Fiat. Quindi tutto era concesso. Compresa l’adozione dell’inglese come lingua ufficiale del gruppo, e l’arrivo di manager come Richard Palmer e Mike Manley che ora è sul ponte di comando. Anche se questo ha provocato un braccio di ferro con Alfredo Altavilla, poi costretto alle dimissioni.

La nascita di FCA

Da grande stratega, a maggio del 2014 Marchionne presenta il primo piano industriale per il 2018, di Fiat Chrysler Automobiles, il gruppo con cuore a Torino, la testa a Detroit e portafoglio tra Londra e Olanda. Infatti il primo agosto si svolge la storica assemblea straordinaria dei soci che approva la fusione di Fiat con Chrysler e con essa il battesimo ufficiale di FCA. Successivamente arriva il via libera di Wall Street alla quotazione del titolo FCA. Il debutto alle contrattazioni è fissato per il 13 ottobre, lo stesso giorno in cui le nuove azioni del gruppo vengono trattate anche a Piazza Affari con il nuovo nome che sostituisce quello Fiat dopo 111 anni di storia.

Ormai l’avevano capito tutti, Marchionne si trovava bene negli States più che in Italia. E in Svizzera, dove se l’è preso quel male che ancora fa paura nominare. Anche se a Torino lo chiamavano “il bulldozer in pullover” e nell’immaginario collettivo era diventato immortale. In piena coerenza con il personaggio e la sua storia. Invece era solo di passaggio come tutti. E il suo successore, Mike Manley, debutta ufficialmente davanti ai mercati come nuovo amministratore delegato, presentando i risultati semestrali del gruppo FCA. Gli ultimi raggiunti sotto la guida, la tenacia e le discusse idee di Marchionne.

  Motorage.it – La redazione

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