Nel GP in Austria va in scena un anticipo del prossimo Mondiale MotoGP. Allo sprint finale, Jorge Lorenzo batte Marc Marquez sul circuito amico della Ducati, che ultimamente a Spielberg ha sempre vinto. Dovizioso 3°, si prende un posticino sul sul podio. Rossi è 6°, in rotta con la Yamaha sempre più in crisi. Accade così che Lorenzo scavalchi il Dovi e irrompa nella partita per il titolo, che vede Marquez sempre più vicino alla riconferma sul trono iridato.
Ora che è stato trovato il giusto feeling, è quasi un peccato lasciarsi. Spielberg si conferma ancora un feudo Ducati, la quale si impone nel GP in Austria per la terza edizione consecutiva, tante quante ne sono state disputate.
Però è Jorge Lorenzo a prolungare la felice tradizione della Desmosedici, inaugurata nel 2016 da Andrea Iannone e proseguita da Andrea Dovizioso lo scorso anno. Por Fuera, alla terza vittoria stagionale, batte al fotofinish il suo futuro compagno Marc Marquez, che vede tuttavia sempre più vicino il titolo finale.
Il Cabroncito guadagna così altri 20 punti sul primo inseguitore Valentino Rossi, che qui non va oltre il 6° posto. Per certi versi il massimo risultato possibile per il Dottore, partito dalla quinta fila nell’ennesimo week-end da dimenticare per la Yamaha. La vetta è però ora lontana 59 punti.
Completa il podio Dovizioso, scavalcato al terzo posto in classifica generale proprio da Lorenzo, a – 71 da Marquez. Una beffa per il forlivese, che sta perdendo terreno.
Tanti e troppi rimpianti per la Ducati.
Non sapremo mai cosa esattamente non ha funzionato nel primo anno e mezzo passato da Lorenzo a Borgo Panigale. Fisiologiche difficoltà di ambientamento, si dirà, o una troppa, ingiustificata pressione data dal lauto ingaggio e dalle aspettative nei suoi confronti. Oppure la rivalità con un Dovizioso che ha desiderato, giustamente, giocare anch’egli da protagonista.
Probabilmente c’è anche un team che non l’ha supportato fino in fondo, come ha sottolineato il diretto interessato il giorno della prima vittoria al Mugello. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Sta di fatto che un Lorenzo così, in sella alla moto Rossa, lo si è visto soltanto a divorzio annunciato. Un caso?
Si capisce come i rimpianti aumentino sempre più, ogni settimana nel team Ducati. Che, e non è un fatto scontato, può contare ad oggi su due piloti in grado di vincere o, almeno, finire sul podio.
Ecco perché rimane possibile l’obiettivo del Mondiale costruttori, che vede le Ducati Desmosedici lontane 28 punti dalle Honda. Dovesse arrivare il risultato ottimale, sarebbe comunque un premio agrodolce, di consolazione. Gli obiettivi erano altri e ben più ambiziosi.
Per quanto riguarda il titolo piloti, la partita vede ora coinvolto anche Lorenzo. Forse ora il pilota più in forma, istigato anche dai giochi di mercato piloti a recitare la parte del guastafeste. Dopo il balzo in Austria, ha però da scontare un gap di 71 punti da Marquez. Tanti.
Tra un presente iridato e un futuro da decifrare.
Se nelle due precedenti occasioni vittoriose della stagione Lorenzo era riuscito a imporsi dominando, stavolta il successo arriva molto più sudato.
In Austria è andato in scena un possibile prologo della prossima stagione, quando Marquez e Lorenzo saranno (almeno sulla carta) dalla stessa parte, alla Honda. Nei fatti partiranno alla pari, con l’obiettivo di ritagliarsi un posto al sole, anche a discapito del compagno, come giusto che sia in uno sport individuale. Anche se ormai raramente accade.
Il Cabroncito Marquez può comunque stare abbastanza tranquillo nell’immediato. Probabile che avrà in tasca un altro titolo che (salvo cataclismi impronosticabili) non dovrebbe sfuggirgli, vista la distanza che lo separa dai rivali.
Però farà bene a non sottovalutare i segnali giunti da Spielberg. Spuntandola all’ultimo giro nel diretto corpo a corpo, Jorge Lorenzo è riuscito a dire di poter battere Marc.
Come recita un famoso detto, “dagli amici mi guardi iddio che dai nemici mi guardo io”.
Le Yamaha sprofondano. E Rossi non le manda a dire.
Come detto, questo è stato anche il weekend in cui è deflagrata fragorosamente quella che Rossi ha definito “la peggior crisi tecnica della Yamaha dal 2013”.
Valentino ha poi aggiunto: “Bisogna capire quanta voglia abbia di vincere, di investire”. Frasi che lasciano un segno, se dette dal proprio esponente di punta. E capaci di convincere il team a scusarsi con i propri piloti.
Non si possono etichettare queste affermazioni come un semplice sfogo, specie dopo le tremende qualifiche che hanno costretto il Dottore a partire dal 14° posto.
In gara, come al solito, Valentino è stato generoso e ha tentato di risalire la china, riuscendoci in parte. Alla fine è arrivata una sesta posizione che grida vendetta. In questo momento la casa di Iwata si aggrappa al suo pilota di punta. Il quale però non è più di primo pelo e non può lottare da solo contro rivali più giovani e affamati.
Come sarebbe anche il suo collega Vinales, soltanto 12°. Lui che dovrebbe essere la speranza di un futuro roseo è però condannato da un triste presente come tutto il suo team. Quella che in Yamaha doveva essere la stagione del riscatto si è trasformata in un incubo dal quale la casa giapponese non riesce più a svegliarsi. Ora sono 21 le gare senza vittorie.
Nel segno di quei tre.
Come a Brno, la gara si svolge ancora nel segno della Honda di Marquez e delle Ducati. L’ordine dei fattori stavolta cambia, con il Cabroncito in pole position e Lorenzo a rincorrere. Subito dietro a Dovizioso.
Dopo un avvio bruciante, Por Fuera si prende la testa, ma lo status quo dura pochi giri. Il leader del Mondiale torna al comando e incomincia a martellare sui rivali. I quali però non gli consentono di allungare, anzi, sono bravi a rimanere in scia e a lavorarlo sui fianchi.
In breve tempo si crea un abisso tra il terzetto al vertice e gli altri contendenti. Mentre Rossi risale in top 10, Crutchlow, Rins e Petrucci si contendono il titolo platonico di primo pilota tra gli “umani”.
Duello al cardiopalma.
Passata la metà di gara, il distacco tra Marquez e le Ducati, arrivato fino a 9 decimi, si assottiglia sempre di più fino ad annullarsi del tutto. Chi ha più birra in corpo è Lorenzo che, a 11 giri dalla fine, sorpassa il connazionale. Una sfida personale, ma più con se stesso, e con il team che va a lasciare.
Dovizioso, invece, va lungo e rimane attardato. Così il duello si stringe tra i due prossimi compagni-rivali, che danno vita a una bagarre non adatta ai deboli di cuore.
Al terzultimo giro Jorge sbaglia e Marc ne approfitta. Por Fuera però non ci sta e lo ripassa. Al penultimo giro altro sorpasso e controsorpasso.
I due si contendono la leadership gomito a gomito anche nell’ultima tornata, dove a prevalere è il ducatista. Terzo arriva il Dovi, seguito da Crutchlow, Petrucci e Rossi, primo delle Yamaha.
Prossimo appuntamento il 26 agosto a Silverstone, in Inghilterra. Con di certo nuove fiammate in canna.
MotorAge.it Redazione – Andrea Sicuro