L’Italia s’è desta a Misano. Andrea Dovizioso domina il GP di San Marino e s’impone davanti a Marc Marquez, sempre più vicino al titolo. Sul podio anche Crutchlow che approfitta della caduta di Lorenzo a due giri dalla fine di una corsa in cui le emozioni si concentrano in testa.
Festa doveva essere davanti al pubblico di casa, e alla fine festa è stata. Anche se non sposta più di tanto gli equilibri di un Mondiale che ha ormai preso una direzione definitiva.
Ma per un giorno è inutile pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Il successo di Andrea Dovizioso, terzo stagionale, nel GP di San Marino restituisce il sorriso ai ducatisti. I quali potrebbero pensare, a ragione, di contare sulla moto migliore in questo momento. Quella più affidabile e potente, quantomeno. E sui due piloti più in forma, a giudicare dai risultati (sono tre le vittorie per la Desmosedici nelle ultime quattro gare disputate).
Ducati in forma, ma i punti lacrimano.
Moto che però, numeri alla mano, a fine anno non potrà fregiarsi dell’alloro più prezioso. Quello andrà verosimilmente a Marc Marquez, che con la sua Honda e il 2° posto a Misano Adriatico mette un’altra tacca verso la riconferma sul trono iridato.
A sei gare dal termine, il Cabroncito può contare su un vantaggio di 67 punti su Dovizioso, il rivale più “vicino” (o meno lontano) in classifica. Sul podio sale anche Cal Crutchlow, che approfitta dello scivolone di Lorenzo a due giri dalla fine.
Il 23 settembre si vola in Spagna, ad Aragòn, quattordicesimo appuntamento del Mondiale MotoGP che entra nella sua fase più calda con suoi verdetti da emanare.
Una giornata storica.
C’era il pubblico delle grandi occasioni sugli spalti al Misano World Circuit Marco Simoncelli. La Ducati e Dovizioso hanno saputo mantenere le aspettative dei tifosi che volevano vedere un proprio conterraneo sul gradino più alto del podio.
Per inciso, il pubblico presente ha potuto ammirare una prima volta storica nel GP di San Marino. Una tripletta di piloti italiani vincitori delle rispettive discipline motociclistiche.
Oltre al Dovi in MotoGP, si sono imposti anche Lorenzo Dalla Porta della Honda in Moto3 e Francesco Bagnaia del team Kalex in Moto2.
Quasi a voler rimarcare che gli italiani rimangono un cliente difficile da battere, in uno sport nel quale a farla da padrone sono ora gli spagnoli.
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Il team di Borgo Panigale conferma il proprio feeling sulle piste italiane: quest’anno si era già aggiudicato la corsa del Mugello.
Con il passare delle settimane, accresce sempre di più la consapevolezza che la moto Rossa avrebbe potuto battagliare fino alla fine per un titolo possibile.
Invece, salvo sorprese, dovrà accontentarsi di finire nel migliore dei modi una stagione che lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. Le possibilità c’erano tutte. Ma contro questo Marquez si può sbagliare poco o nulla.
Gli errori sono stati invece tanti, troppi. E allora sorge spontaneo interrogarsi se l’exploit del 2017 sia stato un caso isolato. O se la Desmosedici ha fatto il massimo possibile e per vincere ci vuole ancora tempo e sviluppo. Ai posteri l’ardua sentenza.
Marquez, attento a non distrarti.
Marquez può quindi sorridere, sebbene lui non sia un pilota che ama arrivare secondo. Il titolo, terzo consecutivo e quinto nella classe regina, è sempre più vicino.
Dovrà soltanto gestire l’ampio margine accumulato finora con merito, anche a causa di una concorrenza non esaltante (vedi le Yamaha, ancora deludenti). Con l’avvertenza però di chiudere la partita al più presto, alla prima occasione utile.
Il rischio di adagiarsi sugli allori è l’unico pericolo che corre in questo momento il Cabroncito contro queste Ducati. Che, non avendo più nulla da perdere, gareggeranno con la mente sgombra e cercheranno di portare a casa più punti possibili nelle restanti sei gare.
Yamaha: una rifondazione è inevitabile.
Purtroppo non fanno più notizia le Yamaha. Che da ormai tredici mesi sono precipitate in una spirale tecnica negativa dalla quale non riescono più a trovare una via d’uscita.
Per un po’ la classe e l’esperienza di Valentino Rossi hanno coperto in parte le magagne, con podi in serie che hanno tenuto in vita un torneo agonizzante.
Ma alla lunga, senza una monoposto che offra garanzie, è dura competere. Il Dottore termina 7°, due posizioni sopra il compagno di team Maverick Vinales.
Si preoccupano di mantenere il passo dei rivali. Lo spagnolo finisce a 16” dal Dovi. Fa peggio Rossi con 19”1.
Piazzamenti e prestazioni inaccettabili per la casa di Iwata, in cui serve fare delle doverose riflessioni che concernono anche la gestione manageriale del team.
È triste vedere un nove volte campione del mondo annaspare nelle retrovie e terminare così lontano dalla vetta. Se poi si arrabbia e lancia accuse, c’è da capire.
Le emozioni sono in testa.
E dire che le premesse per la Yamaha erano positive, dopo le buone qualifiche di sabato. Vinales partiva 3° in griglia, in seconda fila insieme a Dovizioso (4°).
Davanti a loro il poleman Lorenzo che scatta subito più veloce di tutti. E il sorprendente Jack Miller, che dopo due giri scivola ed esce di scena. Ne approfitta il Dovi che si porta alle spalle del quasi ex compagno di team.
A dettare il ritmo sono entrambe le Desmosedici mentre Marquez si porta alle loro spalle. Le Yamaha intanto restano invischiate nel gruppone che comprende anche Rins e Crutchlow.
Dopo pochi giri arriva lo strappo decisivo del forlivese che supera Por Fuera e mette il turbo staccando i rivali che devono accontentarsi di ciò che viene.
Dietro al trio di testa si forma un solco. L’attenzione è su ciò che accade alle spalle del Dovi, mai così autoritario quest’anno.
Marquez supera Lorenzo e prova a lanciarsi all’inseguimento del ducatista. Ma lo spagnolo non molla e rimane incollato al Cabroncito.
A metà gara arriva il controsorpasso di Lorenzo che prova a lanciarsi all’inseguimento di Dovizioso. A due tornate dalla fine, proprio quando il distacco si stava assottigliando, va però troppo lungo e finisce a terra, terminando poi 17°.
Una beffa per il maiorchino, che avrebbe senz’altro meritato il podio, che va invece a Marquez e Crutchlow, rispettivamente 2° e 3°, quarta la Suzuki di Rins.
Detto delle anonime Yamaha, delude anche il prossimo ducatista ufficiale, Danilo Petrucci, soltanto 11° con la Pramac.
MotorAge.it Redazione – Andrea Sicuro