F1 Giappone: Hamilton stravince. Ferrari, è finita
Senza storia il GP del Giappone con Lewis Hamilton che vince ancora e vede il titolo ormai a un passo. Con 67 punti di vantaggio su Vettel (6°), potrebbe arrivare già il 21 ottobre negli Stati Uniti. Sul podio anche Bottas e Verstappen. Per la Ferrari un altro weekend da dimenticare, fuori dai primi tre posti come non capitava proprio dalla gara di Suzuka un anno fa.
Il verdetto più atteso arriverà probabilmente tra due settimane, ad Austin, negli Stati Uniti. Al più tardi in Messico, a fine mese. Ma arriverà, questo è ormai certo.
Alla prova del nove nel GP del Giappone Lewis Hamilton ha risposto presente, trionfando da predatore incontrastato della corsa. “The Hammer” ha dilatato a 67 punti il suo vantaggio su Sebastian Vettel, sesto al termine di un weekend ancora una volta da incubo per la Ferrari.
Il quinto titolo per il britannico è diventato una mera formalità che potrebbe essere già espletata il prossimo 21 ottobre, negli States. Con quattro gare da disputare e 100 punti in palio, la questione si riduce soltanto a un calcolo puramente aritmetico.
La Mercedes celebra a Suzuka un’altra doppietta con Valtteri Bottas, alle spalle del compagno di team, che stavolta s’impone senza il ricorso ai giochi di squadra. Invece il Cavallino finisce fuori dal podio, battuto pure dalle Red Bull (3° Max Verstappen, 4° Daniel Ricciardo). Curiosamente l’ultima volta era stata proprio un anno fa in Giappone. Dietro di loro Kimi Raikkonen e appunto Vettel. Il quale deve fare ancora una volta mea culpa sui propri errori.
Vettel fa e Vettel disfa.
Suzuka non porta bene alla Ferrari. Come l’anno scorso, quando le già flebili speranze iridate si spensero per colpa di una candela che fece spegnere il motore alla vettura di Vettel.
Stavolta la strada, in salita dopo le tremende qualifiche di sabato (segnate dalla pioggia), si è ulteriormente complicata all’inizio di una gara gestita ancora peggio.
Non sarebbe probabilmente cambiato niente con Hamilton che ha dimostrato un passo superiore nella terra del Sol Levante. Ma vedere la Rossa annaspare nelle retrovie è stato uno schiaffo che i tifosi ferraristi non meritavano, dopo un’altra annata da “vorrei ma non posso”.
Seb, partito 8° in griglia, ha illuso tutti in partenza con una serie di sorpassi che lo ha portato a ridosso della quarta posizione. Ma ancora una volta è sembrato poco lucido e razionale e si è fatto prendere dalla frenesia.
Il contatto con Verstappen che lo ha mandato in testacoda dopo otto giri lo ha costretto a ripartire da zero, all’ultimo posto.
Come recita un famoso detto, “se la fortuna è cieca, la iella evidentemente ci vede benissimo”. Tra il tedesco e l’olandese figlio d’arte non sono mai mancate frizioni in pista (come in Cina quest’anno o a Singapore nel 2017).
Il ferrarista, sapendo chi aveva di fronte, avrebbe dovuto aspettare nell’azzardare un sorpasso, comunque difficile. Per inciso, Verstappen era stato penalizzato di 5” per un contatto precedente su Raikkonen. Ergo, Vettel non avrebbe dovuto prendersi rischi inutili in quel frangente di gara, visti la situazione e i precedenti.
Una gara a senso unico.
Di fatto è l’episodio che fa da spartiacque alla gara. Davanti non succede nulla né prima, né dopo. Con le Mercedes a dettare il passo con il poleman Hamilton e Bottas a fare da guardaspalla.
In seconda fila Verstappen e Raikkonen che, come detto, entrano in rotta di collisione. Il pilota della Red Bull va lungo, Kimi allora cerca di passarlo ma l’olandese gli chiude la traiettoria. Il finlandese finisce fuori pista con la macchina danneggiata. Questo è il preludio di ciò che succederà di lì a poco con l’altro ferrarista.
In questo contesto le Frecce argentate non hanno problemi ad amministrare una gara a senso unico. Per Vettel la montagna diventa un Everest da scalare.
Alla fine riuscirà soltanto in parte a rimediare con un 6° posto finale, dietro a Raikkonen, che non può ovviamente far felice nessuno. Invece esce fuori la grande rimonta di Ricciardo, da 16° a 4°, alle spalle di Verstappen.
Il figlio d’arte, nonostante la penalità ricevuta, prova a impensierire nel finale Bottas per la piazza d’onore, che non arriva. Comunque da applausi la sua performance: se limitasse i colpi di testa, raccoglierebbe più di quanto meriterebbe.
Quando il pilota fa la differenza.
Onore al merito invece per Hamilton e Mercedes. I numeri stanno dalla loro parte: quarta vittoria consecutiva per il britannico, sesta nelle ultime otto gare in cui sono arrivati anche due secondi posti.
Una spaventosa dimostrazione di continuità, di ciò che serve per vincere i titoli. Lewis è tornato a essere il “martello” proprio nel momento cruciale della stagione, a conferma che la macchina da sola non basta per ottenere i risultati.
La lezione che a Maranello ancora non hanno compreso. Troppi gli errori commessi dai tecnici e meccanici ai box, in gara e in qualifica. Troppi quelli dei piloti, andati completamente in tilt nel momento in cui i rivali sono entrati in condizione.
Per alcuni sembrerà un film già visto lo scorso anno, e che nessuno avrebbe mai voluto rivedere.
MotorAge.it Redazione – Andrea Sicuro