Con un po’ di brivido in più che rende ancora più bello il successo, il mondiale di Formula 1 incorona il suo campione. A Lewis Hamilton basta il 4° posto nel GP del Messico per laurearsi campione del mondo per la quinta volta e raggiungere il livello di Fangio. Le Ferrari vanno entrambe a podio nella gara vinta da Verstappen. (Gallery con 360 Show).
Alla fine arriva il verdetto più atteso dopo mesi di dominio incontrastato delle Mercedes. Lewis Hamilton si conferma campione del mondo per la quinta volta in carriera, grazie al quarto posto conquistato nel GP del Messico.
Per il britannico diventa così realtà l’aggancio a un mostro sacro come Juan Manuel Fangio nella classifica dei piloti più vincenti di tutti i tempi. Non è però stato banale il modo in cui si è arrivati a un esito per certi versi scontato. Ovvero soffrendo, in una gara che non avrebbe dovuto regalare particolari emozioni. Un po’ come gli era capitato un anno fa, sullo stesso tracciato, che evidentemente gli crea qualche grattacapo in più.
Allora era arrivato addirittura nono. Ma alla riprova dei fatti, cambia poco.
Il vincitore è ancora il Re Nero.
La festa può dunque partire per le Frecce argentate, che attendono soltanto di aggiungere la ciliegina sulla torta del titolo costruttori, il quale rimane ancora in bilico. A due gare dal termine, la distanza che le separa dalle Ferrari è di 55 punti.
Le Rosse vanno entrambe a podio, ma sono battute da Max Verstappen che a Città del Messico coglie la sua seconda vittoria stagionale. Dietro all’olandese, si piazzano dunque Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen.
Vincere è bello, ma rifarlo ancora di più.
Superati Vettel e Prost e raggiunto Fangio, per Hamilton parte ora la caccia a un altro grande di questa disciplina. Quel Michael Schumacher, vincitore di sette titoli iridati.
A soli 33 anni, e con una macchina competitiva dalla sua parte, ipotizzare un aggancio in tempi brevi non è utopia. Specie se riuscirà a mantenere intatta quella fame di vittorie che l’ha contraddistinto finora, e che ha marcato la differenza con i suoi rivali.
Il fatto che abbia finito doppiato dal primo classificato, non gli fa certamente piacere, ma non cancella il senso della sua impresa.
Rimpianti di marca rossa.
Le Ferrari alzano bandiera bianca, dopo una gara in cui hanno finalmente mostrato cosa sarebbero o sono in grado di fare. O forse, sarebbe meglio dire, cosa avrebbero potuto fare.
Vettel in particolare. Il tedesco ritorna sul podio dopo due domeniche da incubo e si rende autore di una prestazione da incorniciare. Quella che tanti ferraristi avrebbero voluto vedere più spesso in questo periodo, nel quale gli errori si sono moltiplicati a catena.
Il direttore di scuderia, Maurizio Arrivabene, aveva affermato che Seb “prima o poi vincerà il mondiale con noi”. Forse un modo per alleggerire la pressione, o forse un tentativo di restituirgli fiducia.
Sta di fatto che non si capisce fino a che punto finiscono i demeriti della macchina e iniziano quelli del pilota. Per il Cavallino non resta che affrontare queste ultime due gare al meglio, prima di avviare una profonda riflessione. L’ennesima.
La strategia paga.
I complimenti vanno anche a Verstappen e alle Red Bull che sfiorano una clamorosa doppietta. Non ci riescono perché, a nove giri dal termine, va in fumo la monoposto di Daniel Ricciardo, ancora una volta sfortunato e costretto al ritiro.
Una maledizione sembra essersi palesata sull’australiano, dopo la sua ultima vittoria a Montercarlo e il successivo annuncio del passaggio in Renault.
Al via, partito in pole, è subito bruciato dal compagno di team e da Hamilton, che scattava dalla terza posizione. Dietro di loro, nell’ordine, Vettel, Bottas e Raikkonen. In sostanza, la sfilata dei più forti in campo.
Dopo 11 giri, Mercedes e Red Bull decidono di rientrare ai box per montare le supersoft, mentre le Ferrari optano per le ultra. La strategia premia il Cavallino che può contare su gomme più fresche.
La differenza si nota tutta in pista quando Vettel, finalmente evitando errori, sorpassa alla grande sia Ricciardo sia Hamilton. Piazzandosi alle spalle di Verstappen. L’olandese, intanto, aveva iniziato a fare il vuoto dietro di sé.
Chi si accontenta, gode.
Seb allora attacca un’altra volta. Stavolta il gioco non gli riesce perché Ricciardo è bravo a fare da tappo, prima di arrendersi all’ennesimo guasto tecnico della sua stagione. Verstappen ha tuttavia il tempo di volare indisturbato verso la bandiera a scacchi.
Intanto Hamilton, in difficoltà per il degrado delle gomme, scivola in quarta posizione con la sua Mercedes, scavalcato anche dalla Ferrari di Raikkonen, e si preoccupa di mantenerla per sbrigare la pratica iridata.
Tanto basta per potersi fregiare di un altro alloro che va a impreziosire la sua carriera già leggendaria.
Con pochi verdetti ancora da emanare, la mente si proietta al penultimo appuntamento del mondiale, l’11 novembre in Brasile.
MotorAge.it Redazione – Andrea Sicuro