Presentato al Salone di Parigi il prototipo ibrido di Infiniti, nato dalla collaborazione con Renault Sport. Dalla power unit al design high tech, sono molte le caratteristiche in comune con le vetture protagoniste della giostra del circus.
Il Salone di Parigi apre al pubblico presentando una delle vetture novità più performanti e incattivite. Fino al 14 ottobre ottobre c’è da ammirare alla kermesse parigina il prototipo elettrico ibrido Infiniti Project Black S.
Ciò che rende peculiare questo modello, realizzato dalla “Alleanza” Renault – Nissan – Mitsubishi, è l’impiego massiccio della tecnologia elettrfiicata tipica della attuale Formula Uno su una vettura stradale.
È naturale sostenere che il sogno di molti degli appassionati di automobilismo sia quello, un giorno, di mettersi al volante di una monoposto. O di una bomba tecnologica che ne segue i principi. Ebbene, guardando dal vivo questo prototipo, ci si può rendere conto come i desideri si possano avvicinare.
Caratteristiche e prestazioni da Formula Uno.
Spicca nel concept il motore V30 bi-turbo da 3.0 litri, che produce 298 kW (cioè circa 400 CV). Il modello, sviluppato in collaborazione con il team Renault Sport, dice sulla carta di poter raggiungere performance da Formula Uno. Sarebbe infatti in grado di sfoderare un’accelerazione da 0 a 100 km/h al di sotto dei quattro secondi.
Non sarebbe certo l’unica potrebbero dire molti di voi super appassionati. Ma dipende anche come.
L’altro aspetto che rende speciale la Project Black S è l’utilizzo della stessa power unit che si trova montata sulle monoposto che gareggiano nel circus. Il propulsore impiega tre gruppi elettrogeni (MGU).
Da un lato, si rileva la presenza dell’MGU-K in fase di frenata. Dall’altro, i due turbocompressori elettrici del motore, dotati di due unità MGU-H, per raccogliere l’energia termica dai gas di scarico e utilizzarla in fase di accelerazione.
Da sottolineare anche la presenza del design high-tech dell’ala posteriore, rifinito in fibra di carbonio. Quest’ultima mostra un profilo aerodinamico simile a quello usato da Renault Sport e ribattezzato ala “Monza”. Essa fornisce un livello relativamente basso di carico aerodinamico per una vettura di Formula Uno, come ha provato uno dei circuiti più veloci del campionato, come appunto l’autodromo brianzolo.
La Redazione