Robert Kubica ce l’ha fatta: nel 2019 sarà il nuovo pilota titolare della Williams. Il polacco ritorna alle corse in F1, dopo otto anni. Un rientro che fa scalpore e che fa seguito a tanti altri illustri ritorni in F1, con alterne fortune.
Alla fine il lungo inseguimento è giunto a termine. Dal prossimo anno Robert Kubica sarà il pilota titolare della Williams. Lo ha annunciato la scuderia inglese, confermando le indiscrezioni che circolavano già da tempo.
Il pilota polacco, dopo aver svolto il ruolo di collaudatore in questa stagione, affiancherà il debuttante George Russell. Una bella storia, quella di Kubica, a sette anni di distanza dal terribile incidente nel Rally di Andora e a otto dal GP di Abu Dhabi 2010, l’ultima gara disputata in F1. Un cerchio si chiude, dunque, a dimostrazione che il lavoro e la tenacia premiano sempre.
Inevitabile aprire un capitolo relativo ai piloti, tornati in pista a distanza di tempo dopo il ritiro (forzato o volontario che sia). In alcuni casi il rientro ha prodotto gli stessi risultati (vincenti) di prima. In altre occasioni invece ha avuto il sapore non troppo gradevole della minestra riscaldata. Vedremo quali prospettive produrrà il ritorno alla competizione di Robert. Nel frattempo andiamo a ripercorrere i precedenti.
Ritorni trionfali.
Ripetersi nello sport, si sa, non è mai semplice. L’inseguimento alla vittoria comporta un grande dispendio in termini di energie fisiche e mentali. Una volta assaporato il dolce gusto del trionfo, la fame e la motivazione di nuovi successi possono lasciare il passo al senso di appagamento.
Non è un caso che molti piloti abbiano scelto il ritiro, una volta divenuti campioni (l’ultimo caso Nico Rosberg, nel 2016). Alcuni hanno declinato l’offerta di ritornare in pista, come James Hunt, al quale fu offerto addirittura un assegno in bianco.
Tanti non hanno però saputo resistere e si sono rimessi alla guida del volante, seppur con alterne fortune. A Niki Lauda, per esempio, è andata bene. L’austriaco, tre Mondiali in bacheca con la Ferrari, annunciò il primo ritiro nel 1979, per dedicarsi ai suoi affari personali, la “Lauda Air”, la compagnia aerea da lui fondata. Passano soltanto tre anni e arriva firma con la McLaren, con cui vince il titolo nel 1984, prima dell’addio definitivo alle corse nel 1985.
Stessa sorte per il tre volte campione del mondo Alain Prost. Dopo i trionfi con la McLaren e il matrimonio sfortunato con la Ferrari, il francese decide di dire basta nel 1991. Gli basta soltanto un anno lontano dalle corse per capire che la Formula 1 è ancora nei suoi pensieri. Nel 1993 la Williams gli offre la chance del ritorno ed è un trionfo. Prost, a fine stagione, si laurea campione. Si tratta del canto del cigno, perché dopo la vittoria arriva la decisione di ritirarsi, stavolta per davvero.
Eccezioni che confermano la regola.
A conferma di quanto scritto sopra, va detto che nella maggioranza dei casi il rientro non ha sortito effetti. È il caso di Nigel Mansell, una carriera tra Ferrari e Williams, con cui domina il Mondiale 1992, vinto con cinque gare d’anticipo. Il britannico, nonostante fosse già d’accordo con la Williams per affiancare Prost l’anno successivo, lasciò però tutti di stucco annunciando il ritiro dal circus.
L’improvvisa scomparsa di Ayrton Senna, nel 1994, cambia però le carte in tavola e lo riporta in pista. Un’esperienza non indimenticabile (una vittoria nell’ultimo appuntamento della stagione, in Australia). Poi, l’anno dopo, gareggia ancora con la McLaren. Un rapporto mai decollato, complici i molti problemi meccanici della vettura, che indussero Mansell a risolvere in anticipo il contratto con la casa di Woking. Alla soglia dei 42 anni, dice basta, una volta per tutte.
Stessa sorte per Michael Schumacher, il pilota più vincente di tutti i tempi con sette titoli iridati (due con la Benetton, cinque con la Ferrari). All’apice del successo, nel 2006 arriva la decisione di abbandonare la Formula 1, una decisione annunciata dopo la vittoria del GP d’Italia. Restò comunque legato ai colori del Cavallino, in veste di consulente per tre stagioni, prima del grande ritorno. Non con la Rossa, ma con l’ambiziosa Mercedes che aveva appena rilevato la Brawn GP, campione del mondo in carica.
Una scelta che fece un po’ storcere il naso ad alcuni sostenitori ferraristi, che avrebbero sognato di rivederlo in pista con il team di Maranello. In pista i risultati non furono esaltanti: non andò mai oltre il quarto posto con una monoposto, che allora non era così dominante come oggi. Il suo lavoro servì però a gettare il seme dello strapotere delle Frecce argentate che dura ancora, a diversi anni di distanza.
Difficile resistere al richiamo della pista.
Concludiamo l’analisi con due ferraristi. Il primo è Kimi Raikkonen, ingaggiato dal Cavallino proprio in sostituzione di Schumacher. Al finlandese riuscì subito il grande colpo. Nell’annata di esordio, Raikkonen con quista il titolo, l’ultimo nel palmarés della Ferrari, beffando all’ultima gara Lewis Hamilton e Fernando Alonso. Un exploit non più verificatosi negli anni successivi. Nel 2009 il primo ritiro dalla Formula 1. Il finlandese si cimenta nel Rally e nel campionato Nascar ma anche lui non sa resistere all’adrenalina delle corse su pista.
Firma dunque con la Lotus nel 2012, con cui disputa due stagioni prima del ritorno alla Ferrari. La sua seconda esperienza a Maranello vive di pochi alti e molti bassi, anche per via della crisi del Cavallino. Ha il merito di contribuire alla rinascita della Rossa che, dopo anni bui, sembra aver ritrovato la sua competitività in pista. Le ultime prestazioni sono una risposta a chi lo dava per finito. Dal 2019, quando compirà 39 anni, lo vedremo al volante dell’Alfa Romeo Sauber.
Prendiamo infine il caso di Felipe Massa. Vicecampione del mondo nel 2008, il brasiliano ha poi corso con la Williams dal 2014 al 2016. Da segnalare, nel grigiore generale della scuderia di Grove, un secondo posto nel GP di Abu Dhabi 2014. Massa, che aveva già comunicato la scelta di abbandonare le corse, è dovuto tornare in seguito sui suoi passi, richiamato dalla scuderia britannico, dopo il passaggio di Valtteri Bottas alla Mercedes. Alla fine del 2017 arriva il ritiro definitivo dal circus, preludio alla nuova avventura che lo vedrà coinvolto con il team Venturi, in Formula E.
Come recita una famosa canzone di Antonello Venditti, “certi amori non finiscono. Fanno giri immensi e poi ritornano”. Una frase quantomai attuale, anche nel mondo delle corse.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro