Aston Martin Heritage EV: elettriche per necessità
Il reparto di Gaydon che si occupa di auto storiche con la Aston Martin Heritage EV ha dato il via a un programma di riconversione delle proprie vetture dall’alimentazione a benzina a quella elettrica.
I collezionisti saranno più tranquilli
Le sempre più restrittive norme antinquinamento e i divieti di circolazione nei centri storici (e non solo), stanno diventando un problema per i collezionisti di auto d’epoca un po’in tutta Europa. Questa motivazione, assieme al fatto di voler rispettare maggiormente l’ambiente, sta sicuramente alla base del programma Aston Martin Heritage EV. Infatti la Casa di Gaydon sostituisce le gloriose unità a benzina con un powertrain elettrico che rispetta esattamente gli ingombri del propulsore originario. Evidentemente al fine di non determinare scompensi a livelli di proporzioni estetiche e di assetto.
Primo esempio di Aston Martin elettrificata è una splendida DB6 MKII Convertible del 1970. Modello che ha preso il posto della leggendaria DB5 protagonista in diversi film de l’Agente 007. L’indimenticabile 6 cilindri in linea con potenza variabile da 286 CV a 330 CV (denominata Vantage) è stato sostituito da una unità elettrica. Aston Martin Heritage EV dovrebbe assicurare le medesime prestazioni del powertrain originario, molto elevate ancora oggi, con il vantaggio delle emissioni zero. Certo, il sound inebriante del 6 cilindri in linea Aston Martin sarà l’unico elemento che mancherà ai più nostalgici. Però la silenziosità della propulsione elettrica è il prezzo da pagare per poter viaggiare sempre e ovunque.
Una scelta quasi obbligata
La riconversione in elettrico delle Aston Martin prenderà il via nel 2019. Intanto Andy Palmer, Presidente e Amministratore Delegato di Aston Martin Lagonda ha dichiarato: “ La consapevolezza sulle pressioni ambientali e sociali minacciano di limitare l’uso di auto classiche negli anni a venire, nonché l’attenzione alle nuove forme di alimentazione. E non riguarda soltanto i modelli di nuovo progetto o quelli futuri, ma anche il nostro patrimonio da proteggere e salvaguardare”.
Per questo motivo anche alla Jaguar si sono mossi, equipaggiando una E-Type prima serie di un propulsore elettrico. Anche in questo caso è stata rispettata la volumetria del motore originario e non è da escludere che vi saranno ulteriori trasformazioni.
Molto probabilmente Aston Martin e Jaguar hanno dato vita a un nuovo filone che verrà seguito da altri costruttori. Anche se forse risulterà difficile rinunciare al sound e alla splendida erogazione del V12 Ferrari, oppure al rombo baritonale dei 4 cilindri Alfa Romeo con due carburatori doppio corpo, giusto per citare due miti della motorizzazione italiana. Si spera sempre in una deroga ai divieti per queste macchine fantastiche.
Gian Marco Barzan