Il campione di Formula 1, ormai vengano convinto, fa proseliti anche sui social e conquista il premio dell’organizzazione animalista e ambientalista PETA. Da buon pastore Hamilton esalta i vantaggi della sua scelta di vita, ma dovrebbe denunciare anche i “cattivelli” dietro la storia.
Prendi un umano famoso, un campione sportivo, e fanne un grande testimonial. Meglio ancora se si può far leva su suoi credo. Accade anche a Lewis Hamilton, quale sostenitore del potere della dieta vegana. Per aver incoraggiato tanti nel pianeta a rinunciare a carne, uova ed alimenti di derivazione animale, al campione del mondo di Formula 1 (per la quinta volta) è stato affibbiato un altro titolo. Il premio di Persona dell’Anno 2018 della PETA.
Per l’organizzazione animalista, l’occasione d’oro di utilizzare gli apprezzamenti più coloriti per il pilota britannico. ”Lewis Hamilton ha dimostrato di essere non solo un fantastico pilota ma anche una forza del bene e un potente alleato degli animali usati per il cibo” sottolinea il fondatore guru della PETA Ingrid Newkirk. Il quale, spiovendo orgoglioso la carota al cielo, racconta di scelte di vita epiche da Olimpo degli Dei: ”La PETA lo celebra per aver ispirato le sue legioni di fans a seguire il suo esempio nel far ripartire l’energia risparmiare la vita degli animali, diventando vegani.”
Come un eroe ambientalista
Insomma, una vera vestizione dell’eroe pilota fatto vengano. Hamilton parla spesso della sua dieta vegana con i media, motivando il suo cambio di vita. “L’inquinamento e i gas serra causati dalla quantità di mucche che vengono allevate è incredibile” dice il re nero della Formula 1. “La violenza è orribile e non voglio sostenerla, voglio vivere una vita più sana”.
Il campione di F1 condivide spesso messaggi sui diritti degli animali e foto di piatti vegani ai suoi tantissimi followers su Instagram. Il suo profilo ufficiale dice, “Dieta a base di piante (si spera frutta e verdure). Amo gli animali.”. I suoi post sui social invitano in già occasione e “condividere” la dieta. Per il piglio del buon pastore, dicono alcuni fun, per contratto sostengono altri cattivoni. “Per favore trovate nel vostro cuore il desiderio di non sostenere più queste orribili crudeltà, e scegliete una dieta pura, vegana”.
Tutta salute. Ma ci sono sempre degli aspetti oscuri
La PETA – il cui motto recita “gli animali non sono da mangiare” – sostiene che l’allevamento animale sia responsabile per il 14/ 18 per cento delle emissioni globali di gas serra. Oppure come le Nazioni Unite abbiano concluso che un cambiamento globale verso una dieta vegana aiuterebbe a contrastare i pericolosi effetti dei cambiamenti climatici.
In realtà le Nazioni Unite tendono da tempo a condannare abitudini eccessivamente carnivore a favore di un maggiore utilizzo di prodotti naturali legati all’agricoltura. Questioni di buona salute, certo. Ma se si vuole pensare male anche questioni di massimo profitto. Perché invece nei Paesi poveri un dipartimento del’ONU ha invece agevolato l’acquisto di terreni da parte delle multinazionali a costi ridicoli. Con i contadini costretti ad acquistare sementi “monouso” non riproduttive, tutti gli anni, dalle stesse aziende. Ne avevamo già parlato in passato.
Hamilton ha scelto la sua strada vegana salutista, e certamente convinto altri a seguirla nella maniera più positiva. Sarebbe bello se lo stesso potere di convincimento fosse utilizzato per denunciare i giochi sporchi che in alcuni casi vi si celano dietro.
Tra i vincitori passati del premio compare anche Sir Roger Moore.