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Tassa auto inquinanti: il codacons minaccia, il governo frena

Il codacons è pronto alla guerra legale, l’Anfia si associa alla protesta, sindacati e imprese criticano la misura. La nuova manovra che prevede una tassa sulle auto inquinanti sta creando scompiglio.

Come al solito, gli automobilisti sono la categoria più tartassata. Usati come Bancomat da tutti governi si vedono aumentando le accise ogni volta che serve reperire risorse economiche e trovare coperture finanziarie. La differenza è che questa volta non si parla di tasse per le vetture già in circolazione, ma solo per le auto inquinanti che saranno acquistate dal 1 gennaio 2019 e fino al 2021. Infatti la norma prevede dall’anno prossimo, all’atto di acquisto di un’auto nuova sia dovuto il pagamento di una imposta parametrata alle emissioni di anidride carbonica della vettura.

I paradossi

In pratica le auto che producono fino a 110 grammi di CO2 per chilometro non pagano nulla. Invece sopra questa quota è previsto un aggravio fiscale che parte da 150 euro per le vetture fino a 120 g/km e che sale progressivamente fino ad un massimo di 3000 euro per le auto che emettono oltre 250 g/km. Ne consegue che per una Panda si pagherà più che per una Bmw. Infatti una Panda 1.2 a benzina euro 6 (circa 11mila euro di listino) con i suoi 125 grammi di CO2 per chilometro, pagherebbe un’imposta di 300 euro mentre un duemila diesel euro 6 da oltre 53mila euro, con i suoi 116 gr/km pagherebbe solo 150 euro.
In pratica, le auto diesel emettono molta meno CO2 di quelle a benzina che invece sono molto più pulite dal punto di vista delle polveri sottili. E non importa se questa manovra è in netto contrasto con le disposizioni di tutti i Paesi che europei stanno disincentivando l’acquisto di auto a gasolio.

Non solo tasse

Parallelamente l’emendamento alla manovra proposto dal Movimento 5 Stelle, prevede alcuni incentivi. Si parla di cifre da 1.500 euro per l’acquisto di auto che emettono tra 70 e 90 grammi per chilometro. Sale poi a 3.000 euro per quelle tra 20 e 70 gr/km fino ad arrivare a 6.000 euro per le auto che emettono da zero a 20 gr/km. Forse nessuno dei legislatori si è reso conto che per incassare l’incentivo di 6.000 euro è necessario acquistare modelli elettrici il cui costo parte da circa 30mila euro.

Pronti alla guerra

L’associazione consumatori Codacons si dichiara contro qualsiasi nuova tassa sulle auto inquinanti e annuncia battaglia contro l’emendamento che prevede una stangata nei confronti di chi acquista auto a benzina e diesel.

“La tassa sulle auto sarebbe incostituzionale perché introdurrebbe discriminazioni a danno di una sola tipologia di contribuenti. Inoltre rappresenterebbe esclusivamente un sistema per fare cassa”. Questo e quanto afferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons.

Il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha parlato di “uno schiaffo al settore”. Mentre il segretario nazionale Ferdinando Uliano ritiene sia a rischio tutta la filiera dell’automotive italiana. Quindi è un problema per 5.704 imprese e gli oltre 258.000 occupati, oltre a possibili pesanti ripercussioni per l’occupazione.

Anche il numero uno della Uilm, Rocco Palombella, ritiene che “colpire il comparto dell’auto significa mettere a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro”. Invece il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, ha parlato di una “misura offensiva e volgare”. Si accanisce contro l’emendamento anche l’ Anfia, l’associazione della filiera automobilistica. Infatti affermano che la tassa, non solo è “sbagliata” ma sopratutto “penalizza le classi sociali con minore capacità di spesa”.

L’emendamento si può migliorare?

Il governo cerca ora di placare le tensioni provocate dal suo emendamento dicendo di essere pronto a migliorare le misure quando la legge di bilancio passerà al Senato. “Questa norma è passata così in legge di Bilancio ma si può migliorare al Senato. Ora ci mettiamo tutti intorno a un tavolo associazioni di costruttori e cittadini per migliorare questa norma. L’obiettivo di questo governo è anche non danneggiare le famiglie”, ha detto Di Maio.

Quindi nonostante tutte le proteste, la norma è passata dopo essere stata ribattezzata “scudo anti spread”. E pazienza se incentivando l’elettrico a scapito delle auto alimentate a benzina o diesel, molti meccanici auto rischieranno di veder crollare il proprio fatturato, visto che le auto elettriche presentano pochissime parti mobili. Infatti non è da escludere che nel giro di un paio di anni, almeno 50mila addetti potrebbero essere costretti a trovarsi un altro lavoro. Senza parlare di quanto potrebbe accadere ad uno stabilimento importante come quello di Pomigliano D’Arco, principale sostentamento di un Comune di circa 40mila abitanti.

Motorage.it – La redazione

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