BMW Serie 3: le impressioni di guida [VIDEO]
Abbiamo provato la 320D da 190 CV, avendo la conferma che i motori a gasolio sono tecnologicamente tutt’altro che sul viale del tramonto. La BMW serie 3 rappresenta un passo avanti sotto molti aspetti rispetto alla progenitrice.
Il gusto pieno della guida
Parliamoci chiaro: la precedente generazione della BMW Serie 3 berlina aveva un po’ perso quel piacere di guida che da sempre contraddistingue sia il modello, che più in generale ogni altra vettura realizzata dalla Casa di Monaco. Intendiamoci, tenuta di strada e stabilità rimanevano sempre di prim’ordine, ma la maneggevolezza non propriamente ottimale e l’assetto di serie che privilegiava fin troppo il comfort qualche interrogativo lo ponevano.
Se poi aggiungiamo che nel frattempo hanno debuttato concorrenti con assetti più sportivi e in definitiva migliori, stiamo parlando dell’Alfa Romeo Giulia e soprattutto della Jaguar XE, allora avremo il quadro completo della situazione. Tutto questo preambolo per sottolineare come ora “la musica sia cambiata” o meglio, sia tornata quella di un tempo, perché è sufficiente mettersi al volante della nuova BMW Serie 3 e fare un paio di curve per ritrovare il feeling di sempre con inserimenti veloci, precisi, un mantenimento della traiettoria esemplare e soprattutto la maneggevolezza che ti fa dimenticare di essere pur sempre alla guida di una berlina lunga 4,70 metri e dal peso pari a 1.525 kg (relativo alla 320D provata).
In sostanza i punti di forza tecnici della BMW Serie 3 sono sempre gli stessi. ossia la trazione posteriore, la distribuzione dei pesi di 50:50 sui due assali (un lusso che purtroppo la prossima generazione della Serie 1 non potrà permettersi, ma questo è un altro discorso) e le raffinate sospensioni con retrotreno multilink, ma tutto appare molto più armonioso dando vita a un punto d’incontro ideale tra sportività e comfort. E poi c’è quel fantastico sterzo, diretto al punto giusto e con più carico alle alte velocità rispetto al celebratissimo comando dell’Alfa Giulia da infondere massima sicurezza nei lunghi curvoni autostradali.
Evoluta in modo impressionante
La nuova BMW Serie 3 è talmente progredita rispetto all’omonima progenitrice, che sembrerebbe essere balzata in avanti di due generazioni. Intanto, complice il passo generoso e le dimensioni esterne importanti, non c’è mai stato tanto spazio ai posti dietro come in questo caso. Poi c’è tutta una serie di “diavolerie” elettroniche che fanno la differenza.
Proviamo a citare un paio di esempi. Se per distrazione imbocchi un vicolo cieco, la vettura memorizza gli ultimi 50 metri percorsi. In quel caso gestendo lo sterzo, l’acceleratore e i freni, innesta la retromarcia e se ne torna da sola sulla strada giusta. In altre parole qualcosa dal sapore fantascientifico che è una realtà tangibile, come abbiamo voluto e potuto sperimentare in prima persona. Un altro punto di forza indicare moltissime cose, dal percorso più breve da percorrere per giungere a destinazione alle previsioni del tempo od ancora comporre un numero telefonico e molto altro.
Motore potente e progressivo
Protagonista delle nostre impressioni di guida è la versione 320D, caratterizzata dal motore 4 cilindri turbodiesel da 1.995 cc. Eroga 190 CV a 4.000 giri/min. con 400 Nm di coppia massima da 1.750 a 2.500 giri/min. Quanto alle prestazioni, lo 0-100 “è una pratica che si archivia” in 6”8/10, mentre la velocità massima sfonda la barriera dei 240 km/h.
Quello che i numeri, pur eloquenti, non raccontano è la grande elasticità di marcia del propulsore a ogni regime, accompagnata dalla spinta notevole quando si spinge forte sull’acceleratore. Completa l’opera il cambio automatico Steptronic a 8 rapporti. Cambio sempre morbido e veloce al punto giusto, in un certo senso il paradigma della filosofia generale di questa vettura: sportiva e confortevole. Ultimo ma non meno importante, lo Start & Stop funziona in modo perfetto, senza alcun scossone in fase di spegnimento proprio della generazione precedente.
Difetti? Pur in un contesto di assemblaggi perfetti e di ricchezza degli allestimenti, troviamo la plancia un po’ troppo minimalista. E senza quella personalità che invece riguarda la Jaguar XE. Inoltre, il look dei gruppi ottici posteriori ricorda più il mondo Audi che quello BMW per essere originale. Quisquilie, bene inteso, che non intaccano minimamente una vettura tornata ad essere la migliore del proprio segmento.
Gian Marco Barzan