Nella giornata odierna si è conclusa la edizione 2019 della corsa più dura del mondo, per la prima volta in un solo Paese: il Perù. Al-Attiyah, Nikolaev, Price, Cavigliasso e Lopez Contardo i vincitori delle varie categorie, regalando grande spettacolo durante queste dieci tappe da Lima…a Lima.
Gli organizzatori lo avevano annunciato, “sarà una delle Dakar più difficili di sempre”, “le dune del Perù sono molto insidiose”, dicevano. Ma nessuno avrebbe mai pensato a tanto, con uno spirito di avventura e sopravvivenza che mancava da un pò di anni.
Oltre 3000 i chilometri di prove speciali previsti, suddivisi in dieci stages, con oltre il 70% del percorso composto da sabbia e dune. Questa la ricetta che ha messo in difficoltà tanti, tanti equipaggi, con oltre 110 ritiri tra tutte le categorie.
AUTO
Per la terza volta in carriera il quatariano Nasser Al-Attiyah, navigato dal francese Mathieu Baumel, ha vinto il Dakar Rally. Questa volta a bordo della sua Toyota Hilux Overdrive V8, dopo i successi del 2011 (VW Tuareg) e del 2015 (Mini Countryman ALL4).
Un primo successo storico per il marchio giapponese dell’omonima città situata nella prefettura di Aichi. Infatti dal 2015 è ufficialmente presente nella corsa ex-africana affidandosi alla struttura Toyota Gazoo Racing South Africa, la quale prepara in sede le veloci e possenti Hilux T1 V8 4X4.
“E’ fantastico, non abbiamo fatto errori ed il risultato è arrivato. Nonostante le grandi difficoltà che la gara ci ha presentato, aumentando giorno per giorno la nostra leadership. Sono davvero felice. Ringrazio i miei sponsor, BF Goodrich, RedBull ma soprattutto Toyota, e mi rende orgoglioso aver vinto la prima Dakar nella storia per il marchio giapponese. Questa Dakar 100% Perù è stata davvero molto sabbiosa. E utilizzando la nostra forza su questo terreno, siamo riusciti ad arrivare qui a Lima da vincitori assoluti”.
Al secondo posto, la Mini Countryman ALL4 X-Raid portata in gara da Nani Roma ed Alex Haro. Con una gara tutta di strategia, lo spagnolo che alla Dakar vanta tre vittorie (due con le moto ed una con le auto) è riuscito a cogliere un podio davvero molto soddisfacente, pur non vincendo nemmeno una delle tappe in programma. Per loro un ritardo di 46’42 dal vincitore, ma grande soddisfazione di essere primi tra i numerosi equipaggi Mini X-Raid. Questo dimostra che la trazione integrale sulle dune può dire davvero la sua anche contro i possenti buggy RWD.
Alla fine è arrivato il “bronzo”, ma per impegno, velocità e costanza meritavano pure l’oro. La sfortuna però si è messa in mezzo, costringendo Sèbastian Loeb e Daniel Elena ad accontentarsi del gradino più basso del podio. Per loro hanno pesato una disavventura iniziale che gli ha costretti a perdere quasi un’ora nella terza tappa, a causa di un errore dell’organizzazione nel roadbook. Problemi elettrici all’inizio dell’ottava tappa e guai alla trasmissione, gli hanno tolto anche la possibilità del secondo posto assoluto durante la penultima tappa di quest’annata. A bordo della Peugeot 3008 DKR PH-Sport, l’affiatato equipaggio franco-monegasco però ha vinto tra i privati, chiudendo ad 1H 54′ dalla vittoria assoluta tanto ambita dal driver alsaziano.
Quarto assoluto, il sorprendente polacco ex-motociclista Jakub Przygonski, autore di una gara molto buona a bordo della sua Mini Countryman ALL4 privata ma gestita da X-Raid. Il driver navigato dal belga Tom Colsoul si sarebbe anche potuto giocare la top three. Ma in precedenza un problema al cambio è costato all’equipaggio circa due ore, perdendo così la seconda posizione che si stavano giocando. In ogni caso gara davvero notevole per il campione del mondo Cross-Country 2018, chiusa con 2H 28’31”di ritardo. Però inizia una stagione che può consacrarlo davvero ai livelli più elevati della specialità, in attesa della Dakar 2020…
Quinta posizione per il francese ben cinque volte vincitore tra le moto Cyril Despres, affiancato da Jean Paul Cottret. Ancora non del tutto a suo agio però con le vetture a quattro ruote. Portroppo sempre poco incisivo, senza lasciare il segno nella classifica. A bordo della sua Mini JCW Buggy ufficiale, il pilota di Fontainebleau non è mai entrato in ritmo gara per il podio. Comunque è riuscito a concludere staccato di 2H,48’43”, primo tra i Buggy Mini (vista l’ecatombe di Sainz e Peterhansel).
Insomma, notevole la vittoria del driver arabo che entra nell’elite dei tre volte incoronati nella gara più dura al mondo. Infatti è riuscito addirittura a portare per la prima volta nell’olimpo il marchio Toyota, con strategia attenta, senza rischiare. Una gara perfetta.
Tra i nostri italiani, ce l’ha fatta Camelia Liparoti, trentottesima assoluta a bordo del suo UTV Yamaha. Nonostante dieci giorni ostici per lei e la sua navigatrice spagnola Rosa Romero Font, alla prima volta nella categoria Auto.
Forse alla vigilia era difficile da credere per il Team Le Fonti. Ma sia R-Team di Renato Richler che l’equipaggio della Ford F150 T2 (Andrea Schiumarini, Andrea Succi e Massimo) ce l’hanno fatta a passare sul palco di Lima, dopo un’avventura a dir poco eroica. La maggior parte dei giorni sono addirittura arrivati al bivacco all’albeggiare per ripartire subito dopo praticamente senza nemmeno dormire.
Un vero applauso ai tre forlivesi, che oltre al cinquantaduesimo posto assoluto hanno colto anche un superlativo terzo tra le auto di categoria T2 (Veicoli Tout-Terrain di serie), dietro alle due Toyota Land Cruiser ufficiali di Lavieille e Miura
CAMION
Nonostante alcune difficoltà incontrate negli scorsi giorni alla fine è stato Eduard Nikolaev a vincere questa Dakar. E’ terzo successo consecutivo il costruttore russo Kamaz, capace di portare addirittura in trionfo una doppietta all’interno della capitale peruviana.
Al secondo posto, il suo compagno di squadra e connazionale Dmitry Sotnikov, con il duo del 43509 che ha fatto le ultime tappe in controllo, con Nikolaev e Sotnikov. Sempre pronti ad aiutarsi a vicenda vista la “lontananza” della concorrenza. Il distacco tra primo e secondo è comunque stato di 25’36”. Eh sì, seppur il team Petronas Iveco De Rooy, che portava in gara due Powerstar 3 (affidati a Gerard De Rooy ed a Federico Villagra) e due Powerstar 2 (guidati da Ton Van Genugten e da Maurik Van der Huevel), non è stato sufficiente per impensierire lo squadrone russo. Ovvio, visti i problemi che hanno ostacolato la gara dei camion italiani.
Il terzo posto è solo di consolazione. Infatti Gerard De Rooy, puntava ben ad altra classifica, e non certo a pagare 1H 34’44” nella generale dal primo di categoria. In ogni caso il team Iveco De Rooy, riconosciuti i problemi che non hanno permesso la vittoria, rilanciano la sfida per il 2020!
Quarto assoluto, invece, Federico Villagra, a ben 5H,49’08”, mentre in quinta posizione si è classificato il ceco Ales Loprais, sul suo Tatra, distanziato di 5H59’51”. Notevole anche l’ottava posizione generale per il giapponese Teruhito Sugawara. A bordo del suo Hino, ha raccolto addirittura il ventesimo arrivo alla Dakar su venti partecipazioni, un vero record.
Tra i camion quest’anno è stata la nona vittoria su undici edizioni per il colosso russo Kamaz, dimostrando ad Iveco che se vuole ripetere le vittorie del 2012 e del 2016 serve ancora un pò di lavoro. Ed anche in questo caso, vedremo cosa si inventeranno nell’atelier De Rooy per la prossima edizione.
MOTO
Non c’è 17 senza 18…per KTM, con la casa austriaca che si conferma nuovamente la vincitrice di questa gara che li vede imbattibili da quasi un ventennio. Successo iniziato con il duplice podio di Fabrizio Meoni. E gli avversari non sono di certo mancati.
Nel testa a testa odierno, con la KTM di Toby Price e la Husqvarna di Pablo Quintanilla distanziati di un solo minuto, l’ha spuntata infatti l’australiano. Purtroppo grossi problemi hanno arretrato il cileno di oltre 20 minuti, retrocedendolo addirittura al terzo posto assoluto. Seconda vittoria di carriera dunque per Price, 31enne di Hillstone, che ha replicato il successo del 2016. Il merito va ad una gara costante, senza rischi inutili. Anche se è riuscito a prendere le redini della gara solo nelle ultime due tappe, quelle che contano davvero.
Al secondo posto si è piazzato il suo compagno di squadra Mattias Walkner, con l’austriaco che è arrivato dietro di soli 9’13”, comunque felice al traguardo per la doppietta targata KTM 450 Rally.
Ci ha provato, Pablo Quintanilla, ma a bordo della sua Husqvarna si è dovuto accontentare del secondo posto, staccato di 20’46” dalla vetta. Non è il successo che si aspettava la casa svedese, però è comunque un ottimo risultato, convalidando i progressi fatti dalla loro FR 450 Rally.
Quarto posto, invece, per l’altra Husqvarna dello statunitense Andrew Short, debuttante alla Dakar, con 44’10” che hanno pesato sulla sua classifica.
Per trovare la prima Yamaha bisogna scendere in quinta posizione, dove troviamo il francese Xavier De Soultrait. Infatti nonostante alcuni problemi, è arrivato un buon piazzamento, con 54′ di ritardo.
Davvero incredibile invece la gara del nostro Maurizio Gerini, capace di concludere addirittura in quattordicesima posizione assoluta, a bordo della sua Husqvarna, distanziato di 4H28’41”.
Sono stati altri due i motociclisti tricolori a vedere il traguardo di Lima. Infatti Mirko Pavan, Beta, cinquantacinquesimo, e Gabriele Minelli, KTM, settantaquattresimo all’arrivo.
Insomma, passano gli anni, ma KTM rimane imbattuta, e dopo 18 edizioni consecutive, per quanto durerà ancora questa supremazia?
SIDE BY SIDE
Dopo giorni di lotta intensa, a portare a casa la vittoria in questa categoria il cileno Francisco Lopez Contardo ed il suo UTV Can-Am, marchio che ha a dir poco monopolizzato questa classe.
Dietro al sudamericano, si è piazzato l’ex forte motociclista spagnolo Gerard Farres Guell, staccato di 1H02’35”. Riuscito per poco a mantenere la seconda posizione rispetto al brasiliano Reinaldo Varela, ufficiale Can-Am, vincitore 2017, il quale ha chiuso terzo a 1H05’19”.
Davvero tanta partecipazione in questa emergente categoria, con auto relativamente economiche ma allo stesso tempo divertenti e prestazionali. Nonchè versatili ed affidabili in competizioni di tale difficoltà.
QUAD
Dominio totale quest’anno in questa categoria da parte di Yamaha e di Nicolas Cavigliasso. L’argentino ha vinto ben nove tappe su dieci, con un margine di ben 1H55’37” sul secondo classificato, Jeremias Gonzalez Ferrioli, sempre a bordo di un YFM700R. Al terzo posto, invece, sempre Yamaha e sempre Argentina, con Gustavo Callego, il quale ha chiuso a 2H11’48”
MotorAge.it – Luka Luk Bartot