Compie 70 anni Niki Lauda. L’austriaco ha vinto tre Mondiali F1, due con la Ferrari. Dall’incidente del Nurburgring alla rivalità con James Hunt riviviamo la sua biografia.
Un traguardo importante per una vera e propria leggenda dell’automobilismo che nel corso della sua vita è stato più volte in grado di morire e risorgere.
Nato a Vienna il 22 febbraio 1949, il tre volte campione del mondo di Formula 1 Niki Lauda raggiunge la veneranda età di 70 anni.
Considerato da tanti uno dei migliori piloti di questa disciplina, l’austriaco ha scritto pagine di storia indelebili legando la sua carriera ai colori della Ferrari.
Soprannominato “il computer” per la sua medicolosità e l’attenzione al dettaglio nell’individuare i difetti della sua vettura, si può dire che questa sia stata la cartina di tornasole del suo successo.
Nel suo ricco palmarès troviamo 177 Gran Premi disputati, con 25 vittorie, 54 podi, 24 pole position e altrettanti giri veloci. Oltre ovviamente a tre titoli iridati, due conquistati con il Cavallino e uno con la McLaren.
L’incontro con Regazzoni decisivo per la sua carriera
Nato da una ricca famiglia di banchieri, la sua carriera da professionista fu all’inizio favorita da due ingenti prestiti con cui Niki poté comprarsi la sua prima vettura e debuttare nelle corse automobilistiche.
L’esordio nel circus con la March nel 1971, in Austria, costretto al ritiro a metà gara. A causa della scorsa competitività della scuderia, i risultati non furono brillanti. Il suo miglior risultato con la British Racing Motors (BRM) fu un 5° posto nel 1973, anno in cui fece coppia con Clay Regazzoni.
Fu l’uomo che più di tutti segnò la svolta nella sua carriera del giovane Lauda, passato alla Ferrari l’anno successivo, proprio per merito della raccomandazione di Regazzoni, in procinto di tornare a Maranello.
Lauda ebbe l’opportunità di competere per il Mondiale, vinto per la prima volta nel 1975, un titolo che in casa Ferrari mancava dal 1964.
Grande rispetto con Hunt dietro il dualismo sportivo
Il 1976 rimane però l’annata che più di tutti rimane nella memoria collettiva e in un certo senso contribuisce a cementare la sua leggenda.
Intanto il rapporto di amore-odio con il pilota della McLaren James Hunt, con lui in lotta per il titolo. Il loro dualismo ha ispirato il film Rush di Ron Howard, uscito nel 2013, e anche una mostra tematica dedicata al pilota britannico.
L’uno, soprannominato “Hunt the Shunt” (“Hunt lo schianto”), estroverso e amante della bella vita, noto per i suoi eccessi, come l’alcol e il fumo, che ne causarono la prematura dipartita. L’altro, l’austriaco, freddo e riservato, tetragono a ogni distrazione esterna che potesse compromettere le sue prestazioni in pista.
Non potevano esserci due personalità agli antipodi. Ma tra i due correva voce che fossero grandi amici fuori dalla pista e che ci fosse grande rispetto reciproco e che la loro rivalità fosse soltanto da ricondurre sul lato sportivo.
L’incidente del Nurburgring che sancì la sua fama
Lauda, campione in carica, sembrava avviato alla riconferma sul trono prima che il terribile incidente del Nurburgring, in Germania, il 1° agosto 1976 quasi gli costò la vita.
Tutti ricordano lo schianto della vettura contro la roccia a bordo pista e l’incendio divampato nel giro di pochi secondi. Rimase a lungo intrappolato nell’abitacolo e fu salvato da Arturo Merziario.
Nell’occasione rimediò problemi respiratori e gravi ustioni al volto che gli rimasero per sempre come una cicatrice. Di sicuro non era un problema per Niki perché, come ha più volte dichiarato, “Preferisco avere il mio piede destro che un bel viso”.
L’austriaco rimase fuori dalle corse per 42 giorni e nel mentre Hunt gli rosicchiò parecchio margine in classifica. Il rientro in occasione del Gran Premio d’Italia, dove si presentò dilaniato dalle ferite ancora sanguinanti, ma in cui seppe cogliere un onorevole 4° posto. Una decisione coraggiosa da parte di Lauda che, a più di quarant’anni di distanza, ne esalta ancora di più il mito.
Il duello con Hunt proseguì fino all’ultima gara in Giappone, disputata sotto una pioggia torrenziale. Memore del recente ricordo, Lauda si ritirò dopo soli due giri prendendosi tutte le responsabilità della decisione. Il britannico ne approfittò per strappare la quinta posizione che gli valse il suo primo e unico titolo, con un punto di vantaggio sul ferrarista.
Gli scettici messi a tacere
Lauda, a differenza del rivale, seppe ripetersi conquistando un altro titolo, davanti al compagno di team Jody Scheckter. Mentre di lì a poco Hunt si sarebbe ritirato dalle corse fino al triste declino culminato dalla morte nel 1993, a soli 46 anni.
L’austriaco disputa poi due stagioni con la Brabham-Alfa Romeo con più ombre che luci. Alla fine del 1979 decide dunque di ritirarsi per dedicarsi allo sviluppo della sua compagnia aerea, la Lauda Air (oggi parte del gruppo Austrian Airlines).
Ma il richiamo della competizione, si sa, è troppo forte e Niki decide di tornare a gareggiare nel 1982, al volante della McLaren.
Nonostante lo scetticismo di molti addetti ai lavori, a fine anno colse un buon 5° posto. Nel 1984 arrivò il suo terzo Mondiale, il canto del cigno per Lauda, ritiratosi definitivamente nel 1985.
In seguito si è dedicato alla carriera di commentatore televisivo e ha ricoperto l’incarico di consulente per diversi team come Ferrari e Jaguar. Dal 2012 è il presidente onorario della Mercedes, la scuderia rivale del Cavallino che da cinque anni detta legge nel circus e di cui è socio azionario.
La tempra del leone
Il resto è storia recente. Nell’agosto 2018 il trapianto al polmone, a seguito di complicazioni derivanti da polmonite durante un soggiorno a Ibiza.
Il mese scorso un nuovo ricovero in ospedale a Vienna per un’influenza occorsa mentre stava recuperando dal recente intervento chirurgico.
Lauda, ricordiamo, ha alle spalle anche un trapianto di reni. Il figlio Mathias, in un’intervista, ha affermato che il padre “ha un carattere fortissimo e sta combattendo. Ha bisogno di fare fisioterapie per guadagnare energie. Si allena con furore e spero che presto lo rivedremo in forma”.
Del resto, Lauda ne ha passate talmente tante nella sua vita e non è da tutti essere ancora qui a poterle raccontare. E allora tanti auguri Niki.
Redazione MotorAge.it- Andrea Sicuro