FCA: ritirati 900mila veicoli diesel dopo controlli sulle emissioni
La scelta annunciata dopo i test condotti insieme all’Epa, l’agenzia americana per la protezione ambientale. Fca sostituirà i modelli non in regola con le norme sulle emissioni. La decisione avverrà gradualmente nel 2019 e riguarderà i modelli usciti fino al 2011.
Una notizia che fa certamente rumore, vista la delicatezza dell’argomento che ha tenuto banco negli ultimi anni. Fiat Chrysler Automobiles ha deciso di richiamare 862.520 veicoli negli Stati Uniti.
La scelta dopo i test sulle emissioni condotti dall’Epa (l’Agenzia per la protezione ambientale americana) e dall’azienda stessa. Una prassi richiesta anche dalla legge. Soprattutto alla luce dello scandalo Dieselgate sulla manipolazione degli scarichi di vetture alimentate a gasolio, scoppiato nel 2015.
Qualcosa non è però andato per il verso giusto perché la società ha ritirato alcuni modelli usciti fino al 2011, da prima che lo scandalo venisse a galla.
Per la precisione, si tratta dei Suv a marchio Jeep, Compass e Patriot, e dei Dodge Journey, Avenger e Caliber. Come specificato da Fca, i proprietari dei veicoli “incriminati” riceveranno una notifica dalla società quando saranno disponibili i componenti da cambiare nelle loro vetture. Nel frattempo potranno comunque continuare a guidare le auto.
I precedenti suggerivano più attenzione ma il diesel tira ancora ancora
L’Epa, nell’annunciare la decisione, «dà il benvenuto all’azione di Fiat Chrysler di richiamare volontariamente i suoi veicoli che non rispettano gli standard sulle emissioni Usa».
L’agenzia federale, per voce del suo capo Andrew Wheeler, precisa: «Forniremo assistenza ai consumatori coinvolti nel richiamo e continueremo a garantire che i produttori di auto rispettino le leggi della nostra nazione pensate per proteggere la salute e l’ambiente».
Come reso noto dall’azienda, visto l’elevato numero di veicoli coinvolti, il richiamo, avvenuto dopo controlli di routine, sarà graduale durante l’anno e riguarderà i modelli più vecchi.
Nel frattempo c’è da registrare l’ennesima puntata della vicenda delle emissioni riguardanti la casa italo-americana. Nel gennaio scorso Fca aveva patteggiato un accordo con il Dipartimento di giustizia americano, accettando di pagare circa 650 milioni di dollari per chiudere il contenzioso legale.
L’accusa, inizialmente respinta dalla compagnia, era di aver utilizzato un software illegale per alterare i risultati dei test sui veicoli diesel.
Un impatto tutto sommato contenuto. Per fare un esempio, Volkswagen ha versato 25 miliardi di multe per uscire dalla causa relativa al Dieselgate negli Stati Uniti. Il processo è invece ancora in corso in Germania e dovrebbe giungere a sentenza a maggio.
L’inchiesta del governo federale era infatti nata nel 2017, dopo che l’Epa aveva rilevato centraline truccate sui motori venduti nel territorio americano.
Va detto che i controlli delle autorità americane sono ancora più stringenti, alla luce del recente scandalo. Prima però aveva comportato il richiamo “soltanto” di 104mila Ram 1500 e Jeep Cherokee prodotti dal 2014 al 2016 e venduti negli Stati Uniti.
Ora in casa Fca suona un altro campanello d’allarme. Ma a conti fatti le richieste di veicoli diesel, soprattutto nel mercato dell’usato, la fanno da padrone. Vedremo fino a che punto il gioco regge la candela.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro