Honda e: la city-car elettrica con gli occhi a mandorla
Honda ha svelato ufficialmente il nome della sua prima city car 100% elettrica da 200 km. Arriverà sul mercato europeo entro il 2020, insieme alla nuova Honda Jazz con la stessa tecnologia ibrida vista sulla CR-V.
Per quanto riguarda il nome selezionato, non si può dire che nella terra del Sol Levante brillino in quanto a originalità. Però il prodotto è comunque apprezzabile e testimonia la visione “green” della casa giapponese sul mercato europeo.
La Honda ha svelato ufficialmente la sua prima city car completamente elettrica: si tratta della Honda e. Parallelamente il costruttore nipponico ha annunciato l’arrivo della variante ibrida della Honda Jazz, equipaggiata con la tecnologia i-MMD (Intelligent Multi-Mode Drive), già vista sul CR-V Hybrid. Entrambi i modelli saranno disponibili nel 2020.
Una svolta preannunciata
Una svolta, del resto, inevitabile, affermata anche al Salone di Ginevra dello scorso marzo, quando il prototipo è stato presentato nella sua versione semi-definitiva.
Non è un mistero che Honda punti alla commercializzazione in Europa, entro il 2025, di auto elettrificate o dotate esclusivamente di propulsori alternativi.
La Honda e è costituito da linee semplici. Il prototipo sfrutta una piattaforma EV dedicata e si caratterizza per le sue dimensioni compatte (quattro metri di lunghezza).
La trazione posteriore e il ricco livello di dotazioni esaltano ancora di più la guida sportiva. Al suo interno troviamo tre display a sviluppo orizzontale che sostituiscono strumentazione, infotainment e centro di controllo.
La presa in carica della batteria agli ioni di litio è assicurata sotto un oblò, posizionato sul cofano. Questa assicura un’autonomia superiore ai 200 km, con ricarica rapida dell’80% in mezz’ora. Il propulsore eroga invece una potenza intorno ai 100 CV con coppia di 300 Nm.
La nuova generazione di Honda Jazz debutterà invece in anteprima mondiale al Salone di Tokyo il prossimo autunno. L’intenzione della casa nipponica, entro il 2025, è quella di estendere l’ibrido i-MMD anche alle auto dei segmenti più piccoli.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro