La fusione Fca-Renault non si farà. Il gruppo presieduto da John Elkkan ha ritirato la proposta di aggregazione con la casa transalpina, dopo il “veto” del governo francese. I tentennamenti di Nissan, alleato di Renault, dietro lo stop, forse definitivo, alle trattative.
La fusione Fca-Renault non s’ha da fare, almeno per ora. Per il futuro si vedrà, anche se non si registrano moltissimi segnali di riapertura della trattativa.
Come annunciato in un comunicato stampa, “il consiglio di amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles ha deciso di ritirare la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault”.
Tutto questo in quanto “non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”.
Fca ha quindi voluto esprimere “la propria sincera gratitudine” al gruppo francese e ai suoi partner Nissan e Mitsubishi “per il loro costruttivo impegno”. Poche parole che lasciano intendere una rottura conclamata, probabilmente definitiva, tra le parti.
Gli alleati divisi
La fumata nera si sarebbe registrata su alcune richieste da parte del governo francese, che detiene una quota del 15% del capitale azionario di Renault.
In particolare, Parigi, nel caso di fusione, reclamava una sede operativa del gruppo Fca-Renault in Francia, garanzie sui siti industriali e sull’occupazione.
Per quanto riguarda la governance, il nuovo cda sarebbe stato formato da quattro membri per parte.
Presidente il numero di Fca, John Elkann, e amministratore delegato di parte francese (si parlava del Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard). Infine nel nuovo gruppo la quota pubblica transalpina si sarebbe ridotta al 7,5%.
Ma a far saltare il banco, secondo quanto riporta la stampa americana, sarebbe stato l’atteggiamento dei due rappresentanti di Nissan che avrebbero declinato la proposta.
In quel mentre aleggiavano dubbi anche sul futuro dell’alleanza con Renault, qualora la fusione fosse andata avanti.
Vista la situazione, lo Stato francese ha chiesto di posticipare il voto, una condizione non più accettabile da parte di Fiat Chrysler che ha portato all’interruzione delle trattative.
Con reciproco rammarico da ambedue le parti, visto che in giornata è arrivata anche la presa di posizione di Renault.
La casa francese, in una nota, “esprime disappunto per non poter continuare a perseguire la proposta” considerata “opportuna, con molti meriti industriali e di attrattività finanziaria”.
Come a voler rimarcare le distanze dal governo che dal suo canto non è certo rimasto in silenzio.
Intanto volano gli stracci
Lo ha spiegato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, in una conference call con i giornalisti.
“Siamo stati molto chiari-. ha detto Le Maire – C’era il sostegno esplicito di Nissan per la fusione solo nel caso in cui fosse realizzata nel quadro dell’alleanza. Lo Stato ha auspicato che il consiglio di amministrazione disponesse di un periodo aggiuntivo di cinque giorni per assicurarsi il sostegno dell’insieme delle parti in causa”.
Il ministro ha spiegato che “lo Stato francese ha lavorato costruttivamente al progetto di fusione” e nel contempo lanciato una stoccata a Fca. “Si è cercato un approccio “prendere o lasciare”. Riteniamo invece che sia normale prendere del tempo per concludere un accordo così importante”.
A far irrigidire Parigi sarebbero state alcune dichiarazioni, negli ultimi giorni, di John Elkann, secondo cui “la proposta era non negoziabile”.
Arriva anche la reazione del governo italiano, per voce del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. “Questa vicenda dimostra che quando la politica cerca di intervenire nelle vicende economiche non sempre fa bene. Se la Fca ha ritirato la proposta evidentemente non ha visto una convenienza”.
La porta non è del tutto chiusa
Va da sé che la fusione Fca-Renault avrebbe portato vantaggi a tutte le parti in causa. Prima di tutto, la nascita in Europa di un nuovo competitor nel settore automobilistico. Poi il consolidamento della leadership del brand italo-americano grazie al marchio Jeep.
Niente di tutto questo succederà, almeno per il momento. Perché il ministro dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, ha lasciato ancora una porta aperta.“Le trattative potrebbero riprendere in futuro a un certo punto”, ha detto.
Difficile che accada in tempi brevi, vista l’acuità dello scontro in atto. Ma quando c’è di mezzo l’odore dei soldi non si può mai sapere.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro