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Emissioni auto, le case sfidano Trump

Siglata in California un’intesa sulla produzione di vetture meno inquinanti e sulla riduzione delle emissioni auto. Protagoniste Ford, Volkswagen, BMW e Honda che hanno lanciato un messaggio a Donald Trump, da sempre critico sugli accordi di Parigi sul clima.

Se non è guerra aperta, di certo poco ci manca. Quattro case automobilistiche hanno stretto un accordo segreto tra di loro in California, negli Stati Uniti, per ridurre le emissioni auto.

L’intesa, siglata da Ford, Volkswagen, BMW e Honda, si pone infatti come obiettivo quello di rispettare criteri più stringenti sulle emissioni dei futuri veicoli. In antitesi con quanto voluto dal presidente americano Donald Trump, che dal giorno del suo insediamento, non ha fatto mistero di voler cambiare gli accordi di Parigi sul clima nel 2015.

Una scelta non casuale

L’accordo sarà aperto ad altri costruttori e prevede che le auto viaggino fino a 80,4 chilometri con 3,8 litri di carburante entro il lancio dei modelli 2026, rispetto ai 59,5 chilometri attuali.

Tutto si è svolto in gran segreto, lontano dai riflettori mediatici, a testimonianza di come il tema sia particolarmente complesso e delicato.

Anche la scelta della location non va definita come un mero dettaglio. La California è infatti lo Stato americano con le norme più severe per quanto riguarda le emissioni e anche il maggior mercato automobilistico a stelle e strisce.

Chiaro quindi l’intento da parte delle case di voler definire regole più certe riducendo al contempo i costi e favorendo il rispetto dell’ambiente.

Secondo quanto si apprende in una nota diffusa dai costruttori, l’intesa “offrirà alle società una maggiore certezza in termine di regole consentendo di centrare i requisiti federali e statali con un’unica flotta a livello nazionale”. Inoltre sarà possibile al tempo stesso proseguire gli sforzi per “ridurre le emissioni di gas dell’effetto serra”.

Il revisionismo di Trump

Per comprendere il nocciolo della questione, occorre precisare quanto stabilito dagli accordi di Parigi, sottoscritto da 196 Paesi della comunità internazionale il 12 dicembre 2015. Tra cui l’amministrazione americana guidata dall’ex presidente Barack Obama.

Il piano prevede la riduzione di emissione di gas serra, a partire dal 2020 e il contenimento dell’aumento della temperatura media globale fino a 1.5° C.

Il progetto è stato quindi rigettato da Trump, che fin da subito ha manifestato l’intenzione di uscire dall’intesa per negoziarne una più equa, a suo dire. In parole povere, una revisione delle norme sulle emissioni darebbe una mano all’industria automobilistica statunitense.

Tuttavia le case sembrano voler procedere in un’altra direzione, anche sull’onda lunga dello scandalo Dieselgate per cui Volkswagen ha pagato 25 miliardi di dollari in multe.

Effetto domino dagli esiti incerti

Difficile prevedere che cosa succederà nel prossimo futuro. La certezza è che 13 Stati hanno già manifestato l’idea di seguire l’esempio della California e introdurre degli standard ambientali più rigorosi e rispettosi dell’ambiente, rispetto a quelli promossi da Trump.

A conti fatti, circa la metà del mercato automobilistico americano potrebbe avere regole diverse in materia. Ecco perché il gesto dei quattro costruttori non è da sottovalutare e potrebbe innescare un effetto domino su tutti gli altri. E chissà che anche lo stesso Trump non sia costretto a rivedere le sue convinzioni.

Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro

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