Con la generazione 2020, per la prima volta nella sua storia la Corvette adotta lo schema mid engine. La Corvette Stingray costa meno di 60.000 dollari, circa 53.000 euro
Supercar low-cost
L’eccellenza può anche essere a buon mercato, sopratutto se la vettura è stata pensata senza sprechi. Ad esempio partendo dalla una piattaforma modulare che sarà possibile sfruttare negli anni futuri, così da ammortizzare ulteriormente il costo di partenza. Poi General Motor ha sfruttato le economie di scala che massimizzano i profitti senza aumentare il costo d’acquisto per il cliente.
Infatti il responsabile della linea di vetture Tadge Juechter ha affermato: “Progettiamo auto secondo il valore delle prestazioni e sfruttiamo l’economia di scala di General Motors ovunque sia possibile per cercare di offrire tanti contenuti senza pagare un sacco di extra”.
Come per le europee
Il passaggio dal motore anteriore longitudinale al layout posteriore centrale costituisce per la nuova Chevrolet Corvette Stingray una svolta epocale. Ora la supercar americana per antonomasia “non soffrirà più di complessi d’inferiorità” rispetto alle rivali europee e asiatiche dal punto di vista dinamico.
Infatti, competitor come Audi R8, MCLaren 540 e Honda NSX, veri e propri punti di riferimento in termini di handling e tenuta di strada, dispongono del propulsore centrale e ora dovranno fare seriamente i conti con questa esotica sportiva d’oltreoceano. Resta però tutto da scoprire come reagiranno gli appassionati più puristi della Corvette davanti a tale rivoluzione.
Il posizionamento del motore ha condizionato il lavoro dei designer riguardo le proporzioni della carrozzeria. Più specificamente, sparisce l’iconico cofano allungato (anche lui!) presente fin dalla prima generazione, il tetto è rastremato e la silhouette è ispirata, secondo gli stilisti della Chevrolet, ai jet da combattimento F22 e F35. Sarà, ma noi vediamo una linea fin troppo carica e, se vogliamo, meno personale rispetto alla generazione precedente. In altre parole, la nuova Corvette Stingray potrebbe non conquistare alcuni al primo sguardo; il classico modello per cui occorre “farci l’occhio”, insomma.
Interni d’effetto
Il cockpit, quello sì, ti “rapisce” al primo sguardo. Anche in questo caso si parla di rivoluzione, poiché la strumentazione piuttosto anonima delle Corvette precedenti ha ceduto il passo a un grande schermo da 12”, al quale se ne aggiunge un altro da 16,5” riguardo il sistema multimediale. L’ispirazione è anche qui al mondo aeronautico e, lasciatecelo dire, appare più convincente in tal senso rispetto ai cenni al mondo dell’aviazione militare degli esterni.
Originalissimo e molto bello il volante a due razze con la parte inferiore piatta. Senza dimenticare come i tecnici Chevrolet ci tengano a sottolinearne l’ottima presa durante la guida sportiva. Tre, infine, le tipologie di sedili disponibili: GT1 (di serie, particolarmente votati al comfort), GT2 (più anatomici e con guscio in fibra di carbonio) e Competition Sport (ideali per contenere ottimamente pilota e passeggero nella guida al limite in circuito).
V8 tradizionale (per fortuna)
Forse farà “storcere il naso” ai puristi di Corvette per la sua disposizione centrale, ma il motore è ancora un fantastico V8 aspirato da 6,2 litri con il suo classico manovellismo a croce. Come dire il paradigma dei propulsori americani con quel sound inconfondibile sentito in migliaia di telefilm che ricorda i tuoni in lontananza di un temporale, ti rammenta le gare Nascar e ti fa quasi sentire l’odore di benzina e gomma bruciata tipico delle corse.
“Al diavolo qualsiasi sovralimentazione”, sembrano aver pensato i tecnici motoristi della Chevrolet, per non parlare dei sistemi ibridi o elettrici puri. Qui si “respira aria di meccanica classica”, nel serbatoio scorre benzina con un tripudio di ottani e le orecchie dell’appassionato sono deliziate da una successione di scoppi che rimanda al passato. E come se non bastasse i 502 CV ottenibili con lo scarico del pacchetto Z51, sono erogati con un allungo imperioso e piuttosto inusuale per un V8 americano “che più americano di così non si può”.
In sintesi, sarà pure rivoluzionaria e come tale porterà a commenti non sempre favorevoli, ma anche in questa ultima edizione la Chevrolet Corvette appare un classico per andare tremendamente forte in circuito come per “passeggiare” per le vie di Manhattan, far girare la testa delle ragazze al suo passaggio e soprattutto rimanere una supercar accessibile a molti. Il ché si fa particolarmente interessante proprio per il motore centrale e l’accelerazione laterale in assetto stabilizzato largamente superiore a 1g. Una fantastica sfida a viso aperto nei confronti delle migliori concorrenti molto più costose di lei.
Gian Marco Barzan