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Euro 4: sconti sulle rottamazioni

È soltanto una delle tante novità contenute nel Decreto clima, presto in discussione nel consiglio dei ministri. Tra queste, l’incentivo fino a 2mila euro per chi rottama veicoli fino alla classe Euro 4. Sarà valido per cinque anni per chi usa il trasporto pubblico locale e la “sharing mobility”.

Iniziano a circolare le prime indiscrezioni sul cosiddetto decreto «per il contrasto dei cambiamenti climatici e la promozione dell’economia verde». Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo Pd-Movimento 5 Stelle, che sarà sul tavolo del prossimo consiglio dei ministri.

Con un occhio ai veicoli fino alla classe Euro 4 per cui già a Milano, per fare un esempio, si sono già mobilitati per vietare la circolazione delle vetture diesel in quella categoria.

In tutto sono 14 articoli che si pongono come obiettivo il contenimento delle emissioni inquinanti e la promozione di uno stile di vita ecosostenibile. Obiettivi senza dubbio apprezzabili e per certi versi non più rinviabili, sull’onda lunga dei cambiamenti climatici che interessano la nostra quotidianità.

Bisogna vedere se raggiungibili per via normativa. I dubbi sono quantomai leciti. Ma andiamo a conoscere meglio le misure nel dettaglio.

Veicoli Euro 4: non esistono figli e figliastri

Intanto è previsto un bonus rottamazione da 2mila euro destinato a chi risiede nelle città metropolitane (ovvero le vecchie province) delle zone già sottoposte a procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea e intende dismettere autovetture omologate fino alla classe Euro 4 (fino ai 5mila euro per chi rinnova il parco auto nelle imprese di consegne).

L’incentivo, sotto forma del credito d’imposta, è valido cinque anni. Può essere utilizzato per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale e per la “sharing mobility” (mobilità condivisa) con veicoli elettrici o a zero emissioni. La misura è rivolta anche a familiari conviventi.

Qui sorge spontaneo il primo dubbio. Così come impostata, la norma sembrerebbe fare un distinguo tra le aree urbane interessate, come se il problema dell’inquinamento atmosferico non riguardasse tutti i centri, grandi o piccoli che siano.

Quasi come esistessero città di serie A più esposte alla problematica e paesi di serie B che invece ne sono esclusi. Occorrerebbe forse ripensare alla formulazione di questa norma che pure sulla carta parte con le buone intenzioni sopracitate.

Obiettivo combattere gli sprechi

Un altro punto focale è il taglio alle spese fiscali dannose per l’ambiente, un cavallo di battaglia del movimento pentastellato. I sussidi inquinanti dovrebbero essere ridotti del 10% l’anno a partire dal 2020 sino al loro progressivo annullamento entro il 2040.

Le risorse che verrebbero così recuperate attraverso il risparmio, come si evince, sarebbero destinate per metà a un fondo ad hoc al ministero dell’Economia per finanziare, tra le altre cose, la diffusione e l’innovazione delle tecnologie e modelli di produzione e consumo sostenibili.

L’incognita dei fondi

Nella bozza di decreto un capitolo è dedicato anche alla promozione del trasporto scolastico sostenibile. Si parla in questo caso di un fondo da dieci milioni l’anno al ministero dell’Ambiente per incentivare il servizio di scuolabus per le scuole dell’infanzia, elementari e medie, comunali e statali, sempre nelle zone più inquinate e nel mirino dell’Ue.

Le famiglie che sceglieranno di aderire a questa iniziativa avranno diritto a una detrazione fino a 250mila euro sulle spese sostenute. Tutto molto bello sulla carta. Bisogna capire se come reperire le coperture necessarie per finanziare tutti questi provvedimenti ambiziosi che certo hanno un costo non indifferente.

La storia del nostro Paese ci ha infatti spesso abituato a sprechi di ogni tipo, con la costituzione di fondi creati ad hoc per un motivo e che alla riprova dei fatti non si sono rivelati funzionali.

Rimedi utili? Soltanto il tempo lo dirà

Tra le altre cose, è previsto anche uno sconto del 20% sull’acquisto di saponi o alimentari sfusi, privi di confezione di plastica per gli anni 2020, 2021 e 2022. Questo è diretto agli acquirenti sotto forma di credito d’imposta e ai venditori, nel limite di 10 milioni l’anno.

Infine da menzionare anche la Piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria, che verrebbe istituita in seno alla Presidenza del Consiglio. Questa struttura, presieduta dal premier, comprenderebbe i ministeri dell’Economia, delle Infrastrutture, dello Sviluppo economico e per le Politiche agricole.

Tra i suoi compiti, tra gli altri, quello di individuar le aree maggiormente sottoposte alle emissioni, redigere un programma nazionale per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento atmosferico e monitorare gli investimenti sulla mobilità sostenibile. Funzioneranno? Soltanto il tempo lo dirà.

Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro

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