Plastic Tax: anche le imprese insorgono
La tassa, che pesa più di 138 euro a famiglia, sembra nascere con lo scopo di fare cassa sulla pelle di imprese e lavoratori. La plastic tax è in pratica un aumento “nascosto” dell’Iva.
Un euro per ogni chilo di plastica
Dal prossimo primo giugno, una nuova tassa mascherata da evoluzione verso un’economia green, andrà a pesare sulle spalle degli italiani. Si tratta di un balzello che impone una tassa di un euro per ogni chilo di imballaggio di plastica che influenzerà inevitabilmente i prezzi finali dei prodotti.
Praticamente la plastic tax è un aumento “nascosto” dell’Iva .DMotorage.itotiminuirà la competitività delle aziende di un settore che in Italia dà lavoro a oltre 150 mila addetti e genera un fatturato di oltre 40 miliardi di euro. Inoltre, secondo i calcoli dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, a causa di questa tassa “ogni famiglia dovrà far fronte a una maggiorazione della spesa di 138,77 euro annui”.
Anche l’industria insorge
Non usa mezzi termini neppure Paolo Scudieri, presidente del Gruppo Adler, leader nella componentistica automotive, per stigmatizzare l’ipotesi della plastic tax. Scudieri definisce “un provvedimento sanguisuga, con l’unico scopo di fare cassa sulla pelle di imprese e lavoratori”.
“Si colpisce in modo demagogico non uno – dichiara l’imprenditore – ma molti settori industriali. Senza tenere conto del fatto che al giorno d’oggi sono sempre di più le imprese che, senza incentivi di sorta, contribuiscono già all’economia circolare”.
Adler è un Gruppo manifatturiero italiano, che si occupa della progettazione, sviluppo e produzione di componenti e sistemi per il comfort acustico, termico. E naturalmente l’arredamento interno di veicoli dei settori automotive, aerospazio e treni. Nel nostro caso – racconta Scudieri – utilizziamo le bottiglie di plastica per reimpiegarle nei tessuti delle auto e non solo, tanto per fare un piccolo esempio. Una stretta generalizzata sulla produzione rischia soltanto di frenale l’industria senza incentivare buone pratiche, quelle che, sì, fanno la differenza”.
Ma ci sono molte industrie dell’automotive, come Mazda MotorCorporation che utilizza un tipo di plastica biologica da utilizzare per i particolari esterni delle automobili.
Anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, spiega il suo dissenso in un articolo su Huffington Post. “Una tassa tanto al chilo, indifferenziata, uguale per tutti gli imballaggi in plastica, riciclabili o meno, è impensabile. Se genera introiti per fare cassa e finanziare altre spese, invece che destinarne i proventi alla prevenzione, al riutilizzo e al riciclo è in contrasto con gli indirizzi europei ed è inefficace dal punto di vista ambientale”.
Meglio promuovere una campagna di sensibilizzazione
Perché se è vero che è necessario a far riflettere i cittadini sugli effetti dell’inquinamento, non ci si può limitare a dare un messaggio positivo sugli stili di vita introducendo una tassa. Meglio valorizzare maggiormente la diffusione di una cultura della sostenibilità ambientale nella cittadinanza. E favorire l’adozione di stili di vita in linea con la tutela dell‘ambiente.
Se il governo vuole sensibilizzare l’opionione pubblica contro il packaging eccessivo farebbe più utile e meno penalizzante promuovere una campagna di sensibilizzazione che spieghi come in alcuni casi gli imballaggi siano inutili. Ad esempio, la campagna per la raccolta differenziata dei rifiuti sta dando buoni risultati in tutta Italia.
“Sarebbe importante – afferma Scudieri – che le associazioni di categoria facessero fronte comune con uno sciopero fiscale e dell’industria, nei confronti di chi fa demagogia nel nome di un falso ecologismo votato al consenso elettorale, col risultato di distruggere l’economia italiana ed europea”.
Motorage.it – La redazione