Non fa sconti neanche pensando alla festa. Marc Marquez si aggiudica la gara MotoGP in Thailandia e conquista il suo ottavo Mondiale con quattro gare di anticipo. Battuto appena prima del traguardo, come a Misano, l’ottimo Quartararo che cede dopo aver condotto a lungo la gara. Chiude il podio Vinales.
Non voleva perdere tempo e alla prima occasione si è portato a casa tutto, titolo mondiale e vittoria della gara. Marc Marquez conquista anche il GP di Thailandia ed è campione del mondo per l’ottava volta in carriera. La sesta nella classe regina (più i titoli in 125 e Moto2).
Successo che viene dall’alto di un rendimento mostruoso, per ritmi di gara, velocità, voglia di battagliare, con ben pochi passi falsi.
Fin qui, nove vittorie e cinque secondi posti in 15 gare lo score di una stagione da leader incontrastato, spesso implacabile, a volte anche furbo. Ne sa qualcosa Fabio Quartararo (bravissimo), battuto di nuovo in volata, come a Misano.
Quartararo, il francese di Nizza della Yamaha Petronas, ha dettato il ritmo per tutta la gara, salvo essere infilato all’ultimo giro dal Cabroncito che ci teneva a chiudere in bellezza.
La corsa si riassume in pratica nel duello tra il presente (e con ogni probabilità anche il futuro prossimo) della MotoGP e il nuovo che avanza. Rappresentante, un pilota che, magari dotato di una Yamaha ufficiale, più competitiva di quella attuale, potrebbe anche competere per lidi iridati.
Terza, a distanza siderale, la M1 di Maverick Vinales. Fuori dal podio Andrea Dovizioso, quarto con la sua Ducati.
Nel mirino i mostri sacri della classe regina
Quello che più spaventa di Marquez è che, a 26 anni, ha ancora margini per limare i nei, anche caratteriali, e ampliare una bacheca già super abbondante.
Storicamente davanti a lui adesso ci sono mostri sacri quali Giacomo Agostini con 15 titoli mondiali, Angel Nieto (13), Mike Hailwood, Valentino Rossi e Carlo Ubbiali (9).
Gli ultimi tre sembrano essere tranquillamente a portata di sorpasso ma non è detto che, con ancora diversi anni di carriera davanti, lo spagnolo non riesca a proiettarsi ancora più in alto nelle gerarchie dei primati.
Il tempo a disposizione c’è. Al resto ci devono pensare il talento e le motivazioni, e quelli sembrano essere ancora intatti.
Così direbbe pure la ferma volontà manifestata a Buriram di archiviare definitivamente la partita del Mondiale. In effetti già chiusa da tempo.
Bando ai calcoli che gli avrebbero permesso di laurearsi campione conquistando due soli punti in più di Dovizioso.
Marquez il Cabroncito voleva chiudere i conti vincendo, a costo di prendersi qualche rischio e poi dover rinviare una festa programmata.
Ci è riuscito con il sistema più furbo: prima gestendo e francobollando chi gli stava davanti, poi piazzando la staccata finale cui non era possibile replicare. Gli piace, è evidente. Lo aveva subito un paio di volte quest’anno, per poi restituire lo scherzetto.
Lo ha fatto a Misano, l’ha rifatto stavolta. Un’altra beffa per Quartararo, che avrebbe pienamente meritato la vittoria.
Una stella è nata a Buriram
Una parentesi va aperta anche su questo ragazzo, Fabio Quartararo, forse la sorpresa più interessante di questo Mondiale. Nel suo anno da “rookie”, parlano i cinque podi ottenuti, frutto di tre secondi e due terzi posti.
Manca soltanto la prima vittoria tra i “grandi” per suggellare un’annata che già fin qui lo ha concretamente “sdoganato”. Ci è soltanto andato vicino ma c’è da credere che sia solo questione di tempo.
Aver tenuto testa a un otto volte campione del mondo è un segnale che la stoffa del campioncino c’è.
Il francese, scattato ancora dalla pole position (quarta volte in stagione) ha comandato per larghi tratti la gara, tallonato da Marquez, mentre alle loro spalle si faceva il vuoto.
Per alcuni giri lo spagnolo della Honda è stato anche staccato di 6-7 decimi, però è stato sempre abile a riportarsi sotto.
Decisiva l’ultima tornata quando Marquez lo sorpassa subito e si porta al comando. Con Quartararo che deve rincorrere per gli ultimi metri. All’ultima curva tenta la staccata. Marc però lo incrocia e gli resta davanti accelerando verso la bandiera a scacchi. E l’inizio dei festeggiamenti per l’anticipata conquista del Mondiale.
Per Fabio rimane a caldo il rammarico per la mancata vittoria, ma a freddo, c’è la consapevolezza di potersela giocare anche con i piloti più tosti e affermati.
Distacchi pesanti
Per il resto, Vinales mantiene la sua terza piazza in solitaria, senza mai rischiare, e al tempo stesso non impensierendo mai gli sta davanti.
Dovizioso porta a casa il 4° posto con una Ducati sconfitta per il terzo anno di fila dalla Honda.
Ha provato a limitare i danni con una moto probabilmente meno competitiva di quanto ci si aspettava a inizio stagione, quando le aspettative erano ben altre.
Si è dovuto di nuovo arrendere, e ciò che deve preoccupare di più a Borgo Panigale è la mancata crescita della Desmosedici, dal 2017 ad oggi.
Gara insipida per Valentino Rossi, subito in difficoltà, che va a chiudere in ottava posizione, a quasi 20” di distacco dalla vetta. Del suo rapporto con la moto e con la Yamaha abbiamo già detto, varie volte. Questione “fumosa”.
Davanti al Dottore le Suzuki di Rins e Mir (5° e 7°), con in mezzo la Petronas di Franco Morbidelli (6°).
In top 10 anche l’altro ducatista Danilo Petrucci, 9°, nonostante la bella qualifica di sabato che l’aveva proiettato in quarta posizione, e Nakagami (Honda).
La nota stonata per la casa giapponese è l’ennesima prestazione da dietro la lavagna di Jorge Lorenzo, 18° e lontano quasi un minuto dal compagno di squadra.
Prossimo appuntamento il 20 ottobre a Motegi, in Giappone, quart’ultima gara del Mondiale MotoGP.
MotorAge.it – A.S. – Redazione