La nuova tassa contenuta nella manovra 2020 è un colpo per il settore automotive, considerando che le auto aziendali costituiscono il 40% delle nuove immatricolazioni. Dopo le reazioni negative da parte della filiera automotive, il governo ha fatto una parziale retromarcia.
Linea più morbida
La stangata sulle auto aziendali rimane, ma il Governo, dopo le reazioni di assoluta contrarietà da parte della filiera automotive, ha fatto una parziale retromarcia rispetto a quanto proposto inizialmente. Infatti nell’ultima versione della manovra la tassa è stata ammorbidita. Sono stati esclusi i veicoli elettrici ed ibridi (in tutto solo 4 mila), ed è stata leggermente aumentata per le auto meno inquinanti. La stangata invece è riservata alle vetture più dannose per l’ambiente. Infatti saranno tassate al 100% esclusivamente le auto superinquinanti, ovvero con emissioni di biossido di carbonio superiori a 160 g/km.
Adesso si parla di un approfondimento e di un rinvio, forse di un anno, della stretta sui fringe benefit e se necessario anche dell’imposta sulla plastica. Fondamentale aprire due tavoli tecnici e coinvolgere nel confronto le imprese. E tenere conto dei consensi dell’elettorato tra i quali si è registrato un calo a causa della manovra. Per il per il 56% del campione di elettori preso in esame, il parere sui provvedimenti contenuti nella legge finanziaria è negativo, per il 33% è positivo e l′11% non ha espresso opinione.
Tassazione per 2milioni di lavoratori
Resta comunque una stangata per i dipendenti e per le società (comprese quelle di noleggio) che subiranno un aumento fiscale. In pratica una esborso di 513 milioni di euro per due milioni di lavoratori dipendenti e per tutto il settore auto. Infatti dal primo gennaio 2020 saranno colpiti tutti coloro che possono beneficiare di un’auto aziendale, concessa dai propri datori di lavoro, come benefit non monetario del proprio stipendio. Anche quelli che, la vettura aziendale ad uso promiscuo la usano principalmente per l’attività lavorativa e solo in parte per il privato.
In molti hanno già fatto richiesta di rinuncia alle auto aziendali in questi giorni.
Lo sconto al 30% del valore (ai fini fiscali) di auto e ciclomotori concessi in uso promiscuo, attualmente in vigore per tutti i dipendenti, scatterà solo per i veicoli in uso ad agenti e rappresentanti di commercio.
Per tutti gli altri l’auto aziendale sarà tassata per il 60% del loro valore sul reddito anziché il 30%. La differenza la si vede da una simulazione riportata dal Corriere: un dipendente con un reddito annuo di 40mila euro dovrà pagare oltre 2mila euro di tasse in più all’anno su una Punto 1.4.
Eliminate le agevolazioni sul gasolio
Saranno eliminate, dal prossimo anno anche le agevolazioni sul gasolio commerciale per l’autotrasporto per i mezzi fino a euro 3 (oggi sono esclusi quelli fino a euro 2). Dal 2021 la stretta riguarderà anche i mezzi euro 4, che non potranno più usufruire dell’accisa agevolata. I camionisti sono sul piede di guerra.
Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani ha dichiarato che l’impatto medio dell’aumento è “quasi dimezzato rispetto all’ipotesi iniziale”. Ha aggiunto di essere pronto a confrontarsi con gli operatori del settore per “verificare eventuali incongruenze”. Intanto, però, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha sostenuto che non si è fatto abbastanza per ridurre la stangata.
Eppure il nuovo Governo si era presentato con le premesse di un forte sostegno al comparto automotive. Invece, la fiscalità sulle auto aziendali pare destinata a inasprirsi ulteriormente andando a colpire un settore che serve da traino per il mercato dell’auto e in generale, per l’economia italiana.
Motorage.it – La redazione