È arrivata l’ufficialità: FCA e PSA si fonderanno e daranno vita al quarto costruttore automobilistico al mondo (9 milioni di auto vendute e ricavi da 170 miliardi di euro). John Elkann sarà presidente, Carlos Tavares la guida operativa del gruppo. Un’aggregazione che era il grande sogno di Sergio Marchionne, entrata nel vivo dopo la fumata nera della trattativa con Renault.
Alla fine il matrimonio dell’anno si farà e, almeno all’inizio, pagherà dividendi per tutti. Come era ormai nell’aria, FCA e PSA hanno annunciato ufficialmente la loro fusione spiegando, in una nota congiunta, che le due aziende «progettano di unire le forze per creare un leader mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile».
Si parla della nascita del quarto gruppo automobilistico più grande con 8,7 milioni di veicoli venduti all’anno e 170 miliardi di euro di ricavi congiunti.
Davanti a sé ci sono soltanto colossi quali General Motors, Volkswagen e l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi.
La nuova capogruppo, con sede in Olanda, sarà detenuta al 50% da azionisti del gruppo italo-americano e al restante 50% da azionisti della compagnia francese.
Confermate anche le indiscrezioni che vorrebbero il ceo di PSA, Carlos Tavares, nel ruolo di amministratore delegato e il presidente di FCA, John Elkann, alla guida del gruppo.
Nel board ci saranno cinque consiglieri a testa, con in più Tavares.
Tutto bene quel che finisce bene
A caldo le reazioni sono ovviamente più che positive. Come ha dichiarato l’amministratore delegato di FCA, Mike Manley, «Sono contento di avere l’opportunità di lavorare con Carlos e il suo team su questa aggregazione che ha il potenziale di cambiare il settore. Abbiamo una lunga storia di cooperazione di successo con Groupe PSAe sono convinto che, insieme a tutte le nostre persone, potremo creare una società leader nella mobilità a livello globale».
Sul versante di PSA interviene quindi Carlos Tavares: «Questa convergenza crea un significativo valore per tutti gli stakeholder e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione. Sono soddisfatto del lavoro fatto finora con Mike e sarò molto felice di continuare a lavorare con lui per costruire insieme un grande gruppo».
L’obiettivo a breve termine è produrre sinergie stimate in circa 3,7 miliardi di euro, «senza chiusure di stabilimenti».
Si completa così quello che era un grande sogno di Sergio Marchionne dopo la fusione tra Fiat e Chrysler nel 2009, che ha dato vita a Fiat Chrysler Automobiles. Ovvero cercare l’aggregazione con un altro grande colosso.
Le mire del compianto manager di FCA si erano subito indirizzate proprio verso PSA ma all’epoca si era dovuto scontrare con le diffidenze dello Stato francese che detiene il 14% delle azioni del gruppo.
Le stesse diffidenze che avevano fatto saltare la trattativa per la fusione con Renault. Stavolta, invece, i tempi erano maturi perché l’operazione andasse finalmente in porto.
A riprova di ciò il commento del ministro degli Esteri francese, Bruno Le Maire, che «accoglie favorevolmente il progetto di fusione».
Inoltre fa sapere che «il governo sarà “particolarmente vigile” sulla difesa degli insediamenti industriali francesi, la localizzazione dei centri decisionali e l’impegno del nuovo gruppo alla creazione di una filiera per “la produzione di batterie elettriche».
Strategie da definire. E si punta alla Cina
Se sul lato economico i conti sembrano tornare, sono ancora tutte da vedere quali saranno le strategie del nuovo gruppo FCA-PSA.
Sono cinque gli stabilimenti di FCA in Italia, a cui si affianca anche il polo della Sevel, ad Atessa, in provincia di Chieti, dove i due gruppi hanno recentemente firmato un accordo fino al 2023 per produrre veicoli commerciali leggeri.
A Cassino e Torino (Mirafiori e Grugliasco) si trovano invece i siti dove si concentrano le produzioni premium dei marchi Alfa Romeo e Maserati. A Melfi è partita la produzione del Jeep Compass.
Sul versante PSA la mappa degli stabilimenti produttivi è sparsa in Europa con cinque fabbriche in Francia, quattro in Spagna e Portogallo, due in Gran Bretagna e uno in Germania.
Nel 2019 il gruppo ha aperto anche un impianto a Kenitra, in Marocco, e nel 2020 sarà avviata una produzione in Algeria.
Il nuovo gruppo conterà su 23 stabilimenti, con l’ambizione di espandersi anche nel mercato cinese, dove è tutt’ora latitante.
Redazione MotorAge.it – Andrea Sicuro