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Proteste in Iran : carburante alle stelle

 Le proteste in Iran continuano come un vulcano in eruzione in questi giorni in Iran dopo la decisione delle autorità di imporre forti rincari sul costo del carburante. Un intervento che viene presentato come necessario per fronteggiare gli effetti delle sanzioni sull’economia del Paese. Con principale colpevole, sostiene il governo iraniano, gli U.S.A. 
Stazione di servizio incendiata, Iran

 Ed è così che dal 15 Novembre è stato annunciato ufficialmente agli iraniani il programma di razionamento e rincaro del carburante. Il che comporta un’impennata dei costi di almeno il 50 per cento. Un peso che prende per la gola la popolazione, specie la più impoverita e attanagliata dall’inflazione rigurgitante. Ma molti, moltissimi iraniani si mossi per protestare contro la decisione, e in maniera da farsi notare, dal mondo intero. 

Evitando difficili considerazioni, i fatti da conoscere si possono riassumere.    

 Cosa il Parlamento Iraniano ha deciso

 L’emendamento, definiamolo così, ha avuto l’appoggio del Supreme Council of Economic Coordination, il Consiglio Superiore per lo sviluppo economico. A capo, il presidente Hassan Rouhani. 

La “corporazione” volle decretare che l’uso di veicoli privati dovesse comportare degli ulteriori sacrifici per il sostegno economico del Paese. Intanto con la riduzione a 60 litri mensili di carburante “agevolato”, che vedeva però impennare il costo del 50 per cento, a 15.000 Rial iraniani (circa 0,10 Euro, ad oggi) al litro. Le quantità in eccesso acquistate rispetto al razionamento comporterebbero un ulteriore aggravio di 30.000 Rial (0,20 Euro), al litro. 

Ma si trattava solo di un “assaggio”, visto che poi il sacrificio posto è andato a fare i conti con un rincaro del 300 per cento sul prezzo del carburante. 

L’annuncio è stato preso malissimo dalla popolazione, e in particolare dagli automobilisti iraniani, che si sono concretamente opposti. E infine, energicamente rivoltati contro la decisione del governo. Ora attenzione però. E’ vero che il costo della benzina rimarrebbe comunque tra i più bassi al mondo (e l’Iran è nella top 5 per riserve petrolifere). Tuttavia, anche il reddito medio è molto, molto basso, e l’aumento di spesa per poter circolare con un veicolo si presenta pesantissimo, difficile da sostenere per il ceto meno abbiente, ma anche per quello medio.   

 Le reazioni e le ribellioni

 In un paese poco democratico le reazioni della gente per manifestare la gravosa situazione si sono per fatte sentire, sempre più, e in tutto il mondo. Anche con rabbia, forte determinazione. Anche se spesso, nella disorganizzazione. 

Di fatto, dimostrazioni decise si sono allargate dalla capitale in varie zone e città dell’Iran, con automobilisti che abbandonano i veicoli sulle strade e autostrade, le persone che costruiscono o improvvisano blocchi stradali, chiudono i passaggi. 

Tante, varie e continuate azioni di protesta che si sono trovate e si trovano a incontrare gli interventi di polizia ed esercito.   Le stime indicano in più di centocinquanta mila le persone coinvolte nelle proteste, almeno secondo i dati delle agenzie semi-ufficiali della sicurezza. Ma probabilmente sono molte di più.   

  Attività sul web contrastata e numeri offuscati

 Dozzine di banche e negozi sono stati messi a ferro e fuoco, e anche stazioni di servizio, piene di carburante, sono state incendiate o danneggiate dai ribelli più arrabbiati. Tanta rabbia esplosa, tale da provocare danni alle strutture, atti di violenza, comportamenti criminosi. Con, finora, oltre 1.500 arresti e, per quel che è dato sapere, dopo tre giorni di proteste sarebbero almeno 12 i morti sul campo, incluso un ufficiale di polizia. Anche in questo caso il condizionale sui numeri è d’obbligo. Governo e forze di polizia rilasciano i loro dati ufficiosi, mentre cercano di bloccare o contenere l’espandersi di altre informazioni dalla popolazione. 

Per esempio, le connessioni a Internet sono state fortemente limitate e l’attività sui Social dall’interno del Paese quasi completamente bloccata. Ma le informazioni e i report riescono ad arrivare, come corsi d’acqua inarrestabili. 

 I risvolti, tra ciò che si vede e quel che non si vede

 Il supremo leader iraniano, Ayatollah Ali Khamenei, ha avvisato i rivoltosi di porre termine ad ogni azione di protesta, fermare le rivolte. E intanto incita le forze dell’ordine a intervenire con decisione, e alzare le regole d’ingaggio per portare il Paese alla calma. Un Paese nel quale il lavoro scarseggia sempre più e l’inflazione ha superato il 40%. 

Mentre regala un “pass” ad eseguire arresti e far ricorso alla forza verso chi partecipa a manifestazioni e proteste, l’Ayatollah Khamenei accusa “i nemici stranieri” di alimentare le ribellioni. In particolare punta il dito contro il Presidente americano Donald Trump. L’anno scorso gli U.S.A. uscirono dall’accordo che prevede il controllo delle armi nucleari all’Iran e altre potenze militari (la black list) in cambio della riduzione o cancellazioni delle sanzioni ed embarghi a tali paesi. Trump vuole un nuovo patto, Tehran ha risposto con un nuovo programma nucleare, e Washington ha formulato nuove azioni economiche punitive verso il Paese.      

  Il Mondo con i dimostranti

 Così il governo iraniano con il suo Ayatollah hanno deciso di far pagare alla sua gente, con un pesantissimo rincaro del carburante, un modo per sostenere l’economia. Cosa possibile e sopportabile, secondo Khamenei, assolutamente insostenibile per la popolazione. 

Il governo iraniano ha cercato di indorare la pillola affermando che gli introiti sarebbero utilizzati per aiutare i più bisognosi, ma nessuno prende sul serio la promessa. 

C’è invece chi sostiene che tutto questo “caos” potrebbe sfociare in un aumento del costo del petrolio, a livello mondiale.

Parallelamente, nel “guazzabuglio”, l’America (come tanti altri Paesi) sostiene le azioni di protesta e ribellione della gente iraniana. E c’è di più. Il Segretario di Stato USA Mike Pompeo ha postato un Tweet per sottolineare: “gli Stati Uniti sono con voi”, mentre la Casa Bianca condannava il ricorso letale alla forza e le restrizioni delle comunicazioni adottati contro i dimostranti. 

Ciò che sta accadendo è vista dal mondo come una severa violazione dei diritti degli iraniani, i quali più volte negli anni recenti hanno subito le pesanti azioni delle forze di polizia. 

MotorAge.it – Fabrizio Romano

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