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Coronavirus: l’auto in fuga dalla Cina

Molte case automobilistiche hanno sospeso la produzione e limitato o vietato i viaggi in Cina a causa della malattia in rapida diffusione. Tesla invece regala le ricariche di elettricità ai clienti. Ecco i risvolti del Coronavirus nel mondo dell’auto.

L’industria dell’auto in Cina è cresciuta esponenzialmente negli ultimi vent’anni. Tanto che nel 2009 ha superato la capacità del mercato automotive degli USA. Si è così scoperto che la zona di Huawei nella regione di Hubei è un territorio cruciale, importantissimo per il settore produttivo dell’auto e dell’automotive in genere.
Secondo gli analisti la situazione provocata dal Coronavirus rappresenterà un duro colpo per l’industria e per il mercato dell’auto in Cina.

I costruttori di automobili si aspettavano di realizzare oltre 1,7 milioni di esemplari solo nella regione centrale cinese. Il 6% dell’esportazione complessiva del Paese, secondo i dati IHS.
Alcune case automobilistiche, da Toyota a FCA, da GM a Honda Motor e PSA Group, stanno richiamando i propri dipendenti dal paese. I lavoratori delle fabbriche in Cina, e soprattutto dalle zone più o meno distanti da Wuhan (che pare l’epicentro dell’attuale virus Corona).
Altre aziende stanno valutando la situazione di giorno in giorno. Magari nella speranza di rimandare decisioni a dopo la fine della prolungata vacanza cinese di Capodanno. Ma come detto, molti hanno voluto giocare d’anticipo, senza aspettare.

Il virus è già sbarcato in Europa, viaggiando con il mondo dell’auto

Il Coronavirus partito a quanto pare dalla città di Wuhan meno di un mese fa ha devastato e messo in allarme la terraferma.

Importante da citare è la conferma dei casi di infezione in Germania. Il giornale online The Wall Street Journal (quindi una fonte attendibile) è stato tra i primi a diffondere la notizia. La Webasto SE (azienda tedesca di ricambi automotive) ha infatti fatto sapere che quattro impiegati in Germania (ma sembrerebbero almeno cinque) sono risultati infettati dal virus dopo che un impiegato cinese ha fatto ritorno dalla sede centrale. Webasto ha 11 strutture in Cina, tra cui a Wuhan.

Le decisioni dei costruttori di auto

La maggior parte delle case automobilistiche ha già limitato o vietato i viaggi nel Paese a causa della malattia in rapida diffusione. Le morti hanno già raggiunto quota a tre cifre (e solo per informazioni ufficiali). Le persone colpite dalla malattia sono già oltre 3.000 in un mondo seriamente preoccupato.

La produzione in Cina in realtà avrebbe dovuto essere temporaneamente interrotta già in onore del capodanno lunare. Poi, la normali operatività avrebbe dovuto riprendere in settimana. Le case automobilistiche di tutto il mondo che operano in Cina stanno però via via comunicando le decisioni di mantenere la chiusura degli impianti più a lungo.

Tra i brand dell’automotive ve ne sono con stabilimenti e con partnership importanti nelle zone attorno a Wuhan. Per esempio GM, Honda e Nissan, con strutture e accordi insieme a Dongfeng. Da ricordare che Dongfeng Motor Corp. è il costruttore di auto cinese in grande ascesa.

Honda Motor e PSA Group stanno progressivamente ma anche velocemente richiamando i propri dipendenti che lavorano intorno a Wuhan. Una megalopoli di oltre 11 milioni di persone, capitale della regione di Hubei.

Honda ha annunciato che riaprirà i tre stabilimenti (della sua joint-venture) nella zona di Wuhan solo quando lo stato di allerta dell’epidemia si sarà alleggerito. Sono tre siti produttivi che valgono circa 600.000 unità l’anno, quasi la metà della produzione Honda in Cina. Posticipata a data da destinarsi invece la riapertura delle due factory che producono motociclette del marchio nipponico fuori dalla regione di Wuhan.
Dopo aver confermato di aver riportato a casa in Giappone 30 impiegati e le loro famiglie, i vertici di Honda hanno previsto ulteriori abbondanti richiami degli operativi.

Il gruppo PSA ha dichiarato che la decisione di rimpatriare i propri dipendenti che lavorano nell’area di Wuhan sarà presa “secondo la proposta delle autorità francesi in completa cooperazione con le autorità cinesi”. Secondo le previsioni i cittadini francesi cominciano a volare a casa da metà di questa settimana, ha detto giorni fa il portavoce dell’azienda Pierre-Olivier Salmon.

Toyota preventiva, forse la più accorta

Molto decisa e “preventiva” si è dimostrata Toyota Motor che ha dato un forte giro di vite ai viaggi in Cina dall’inizio della settimana, e “fino a nuovo avviso”. Le loro produzioni sono interrotte almeno fino al 9 febbraio, per contrastare le eventualità che l’infezione da coronavirus si diffonda ancora più rapidamente. “Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, è stato deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio, ha annunciato il portavoce della casa automobilistica – Maki Niimi. “Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio.

Nissan ha già in programma il rientro in Giappone della maggior parte dei suoi dipendenti e dei loro familiari. “Stiamo valutando attentamente la situazione epidemica nel Paese e teniamo i nostri dipendenti informati e dotati di tutto il supporto e gli strumenti precauzionali necessari”. I voli li stanno organizzando.

A quanto pare, da Shanghai sarebbe arrivato il divieto alle aziende della città di riprendere le operazioni prima del 9 febbraio (lo riferisce la Reuters). Il produttore di auto elettriche Tesla, che ha aperto il suo primo stabilimento in Cina, vicino a Shanghai, non ha rilasciato commenti.

Gli affari in Cina resterebbero comunque praticamente chiusi fino a giovedì o fine settimana per le lunghe vacanze di Capodanno cinesi, conosciute come il Festival di Primavera. Le autorità cinesi hanno di fatto esteso la chiusura al 2 febbraio per far rimanere le persone a casa ed evitare superiori pericoli di diffusione dell’infezione virale.

Chi si prende tempo

C’è invece chi si prende tempo. Il colosso dell’auto americano General Motors deve decidere se prolungherà l’interruzione del lavoro in Cina oltre il 2 febbraio. A parte l’impianto di assemblaggio a Wuhan con circa 6.000 dipendenti, il brand USA gestisce con partner cinesi una quindicina di strutture nel paese. Però, “per cautela”, ha posto limitazioni ai viaggi in Cina, “mentre continuerà a monitorare attentamente la situazione”.

Sulla stessa scia per ora viaggiano Ford, FCA Fiat Chrysler e Volkswagen, ferme per festività, incluse operazioni commerciali e viaggi verso la Cina. L’idea sarebbe quindi di tornare alla normale operatività il 3 febbraio, a fine vacanze. Altre decisioni in via di approfondimento, anche in base agli accordi con i funzionari cinesi. Meno coraggio rispetto a Toyota? O maggior ottimismo?

Ford, con Ford China gestisce impianti a Chongqing e Hangzhou, che non sono nei territori di Wuhan, ma in province relativamente vicine. Un fattore che per altri non porta evidentemente una tranquillità assoluta rispetto ai possibili pericoli. Del resto ha dichiarato che prolungherà le vacanze nei suoi stabilimenti valutando questo fine settimana se rimandare le normali operatività al 10 Febbraio.

Per FCA è bastato per ora chiedere ai manager uno stop ai viaggi d’affari in Cina sino a fine di febbraio. Scrupolo inteso nei giorni scorsi con gli alti funzionari alla sicurezza cinesi. Altre ufficialità attendono. Fiat Chrysler assembla modelli a Guangzhou, a nord-ovest di Hong Kong, e a Changsha, solo 200 miglia a sud-ovest di Wuhan. Su quest’ultimo si stanno concentrando le maggiori discussioni e le ansie dei vertici.

Quanto a Volkswagen ha fatto sapere attraverso un portavoce che “valuterà ogni spostamento caso per caso”. Ma nei fatti i viaggi di lavoro interni e internazionali sono sospesi. VW, il maggiore “carmaker” straniero in Cina, ha invitato molti dei tre mila dipendenti a Pechino a evitare temporaneamente di entrare negli impianti.
Michael Dunne, CEO della società cinese di consulenza e di market intelligence ZoZo Go, ha dichiarato che “in questo momento è ancora Impossibile misurare l’impatto reale” sull’industria automobilistica del problema virus, a causa proprio delle vacanze. In effetti è vero che parecchie aziende sarebbero chiuse ugualmente. Ma come non considerare la quantità enorme di negozi, mezzi pubblici e privati, voli aerei, fino alle scuole, bloccati non per feste ma per sicurezza?

L’ansia viene dal non sapere quanto sia grande il problema e quanto durerà. Intanto il Coronavirus ha praticamente chiuso la Cina.

Tesla parla poco ma offre ricariche elettriche gratis

In un momento in cui si sta giocando importanti affari in Cina, la situazione potrebbe dare un duro colpo alla Tesla. Ma come spesso avviene, il suo boss e Ceo Elon Musk vede il quadro più ampio. Con il suo team resta abbottonato sulla situazione, però ha scelto di occuparsi ad aiutare le persone. O meglio, i propri clienti cinesi.

Ai proprietari di veicoli Tesla in Cina vengono infatti offerte ricariche di energia elettrica gratuite per superare il momento difficile. Questo fino alla fine dell’emergenza epidemia.
Nell’immagine che vi mostriamo si vede la notifica che appare sugli schermi dei proprietari di Tesla e sulle colonnine Supercharger, originariamente in cinese.
Tradotto dice: – Per facilitare i viaggi durante l’emergenza dell’epidemia, d’ora in poi sbloccheremo temporaneamente tutti i veicoli Tesla per poterli caricare gratuitamente presso la stazione di ricarica fino a quando l’epidemia non sarà risolta. Speriamo che durante questo particolare periodo sarai in grado di rifornirti in modo efficiente di elettricità e utilizzare l’auto senza problemi. Dopo che l’epidemia si sarà attenuata, informeremo del ripristino del veicolo alla sua configurazione iniziale. Speriamo di fornirti una forza utile. –

La società di Palo Alto ha già fatto cose simili in precedenza. Per esempio, quando l’uragano Irma ha colpito nel 2017, Tesla ha reso libera la ricarica dai Supercharger e modificato i software per dare ai proprietari dei veicoli un piccolo raggio di azione in più per allontanarsi dal percorso dell’uragano. Anche nel caso degli incendi in California, e degli uragani Florence e Dorian, Tesla intervenne alla stessa maniera.

Iniziativa ispiratrice

Potrebbe anche essere che con questa nuova mossa di aiuto, Mr. Musk potrà ottenere accordi più vantaggiosi per Tesla nei confronti delle banche cinesi. Banche da cui ha ottenuto prestiti notevoli (521 milioni di Dollari nel 2019 per la costruzione del Shanghai Gigafactory da rimborsare a Marzo 2020, e 1,4 miliardi $ il mese scorso). A parte ciò, l’iniziativa di Tesla appare apprezzabile. Dovrebbe essere d’ispirazione.

La situazione intanto è in evoluzione, e ogni passo da parte dei brand dell’automotive influenzerà, in un modo o nell’altro, l’intero mercato. Prima, però vengono le persone.

MotorAge.it – Fabrizio Romano

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