I Marchi automobilistici più prestigiosi al mondo si trovano tra Bologna e Modena. Abbiamo messo a confronto Lamborghini Urus e Maserati Levante nate nella “Motor Valley” italiana e rivali da sempre.
Cambiano i tempi ma non la passione
Negli Anni 60 e 70 i proprietari di Lamborghini Miura e Maserati Ghibli si sfidavano da casello a casello, lungo l’Autosole senza limiti di velocità. La supercar del Toro era una rivoluzionaria coupé a due posti secchi e motore V12 centrale trasversale, mentre la “concorrente” del Tridente era la classica granturismo 2+2 con propulsore V8 anteriore longitudinale che univa comfort ad altissime prestazioni.
Da quei fantastici anni ne è passato di tempo, ma Lamborghini e Maserati si ritrovano oggi a sfidarsi (in circuito) nella categoria dei SUV ad altissime performance. Come dire sono cambiati i tempi, il segmento di riferimento, ma non la passione per una meccanica eccellente e linee mozzafiato come quelle di Lamborghini Urus e Maserati Levante Trofeo protagoniste del nostro confronto.
Aggressività contro eleganza sportiva
Dal punto di vista stilistico la Lamborghini Urus mostra una sportività estrema da qualunque prospettiva di osservazione, esattamente come avviene per le hypercar a motore posteriore centrale della stessa Casa del Toro come Huracan e Aventador. L’aggressività della linea è radicata tanto nel frontale quanto nelle fiancate, mentre la parte posteriore è un pochino più ordinaria.
Le forme, come da tradizione Lamborghini, sono nette e spigolose e al tempo stesso moderne e senza eccedere nelle citazioni al passato. Gli interni risultano pienamente coerenti con questa filosofia estrema, grazie a un cockpit di netta ispirazione aeronautica (con il “Tamburo” che raggruppa molte funzionalità). Non mancano i sedili fortemente anatomici, la strumentazione scenografica e un volante compatto. Buono il livello delle finiture.
La Maserati Levante Trofeo invece risponde con una linea di una bellezza drammatica, dove convivono in perfetta simbiosi eleganza, sportività e understatement. Infatti, sono pochi i particolari distintivi di questa potentissima top di gamma rispetto alle altre versioni “più tranquille”.
Gli interni sono raffinati e più curati rispetto alla rivale, soprattutto a livello degli assemblaggi dove ormai Levante significa sfiorare la perfezione. In tutto questo trionfo di rivestimenti in pelle e fibra di carbonio e assemblaggi di precisione maniacale, stonano alcuni particolari di provenienza Chrysler come la rotella di accensione fari e i pulsanti degli alzacristalli elettrici.
Poco male, anche la Lamborghini Urus ha attinto dalla Audi per alcuni aspetti secondari, forse ancor più rispetto alla rivale del Tridente.
Il meglio della tecnica
Il motore della Lamborghini Urus ha “meno quarti di nobiltà” rispetto al propulsore della Maserati Levante Trofeo. Parliamo del V8 4.0 biturbo di derivazione Audi ampiamente rielaborato, contro il V8 3.8 biturbo del Tridente di provenienza Ferrari, sia per la progettazione sia la produzione a Maranello.
Analizzando i dettagli, l’unità della Urus sviluppa 605 CV di potenza massima, portando ad accelerare da 0 a 100 km/h in 3”6/10 e alla velocità di punta pari a 305 km/h. Il motore della Levante Trofeo eroga 580 CV, consentendo di staccare lo 0-100 km/h in 4”1/10, a fronte della velocità massima di 300 km/h. In realtà, come abbiamo potuto sperimentare in circuito, Urus e Levante Trofeo rimangono appaiate in accelerazione fino a velocità ben superiori ai 200 orari, salvo poi la Lamborghini superare progressivamente data la potenza maggiore.
Sfida all’ultima curva
Al volante della Lamborghini Urus, emerge immediatamente la spinta impressionante del V8 4.0 biturbo lungo tutto l’arco di giri/min. E’ qualcosa di travolgente ed entusiasmante, scandito perfettamente dal cambio automatico ZF8 nel cui programma più estremo “scaraventa” le marce al limite del brutale. Peccato solamente per le levette della funzionalità manuale che girano assieme al volante.
Insomma, si capisce subito che settando i vari programmi elettronici sulle modalità più sportive la Urus “è come un toro da domare”. Infatti impegna molto il guidatore, salvo poi dimostrarsi docilissima inserendo i setup più ordinari.
Quanto al comportamento in curva, la trazione integrale a controllo elettronico, le raffinate sospensioni a doppi quadrilateri, il baricentro molto basso e lo sterzo diretto rappresentano la garanzia di tenuta e stabilità ai massimi livelli o quasi, perché c’è una rivale capace di fare ancor meglio.
Levante Trofeo è la best in class sotto il profilo dinamico
E questa rivale è proprio la Maserati Levante Trofeo che, con un layout sospensivo analogo e una raffinata trazione integrale “molto posteriore”, nelle curve sembra dimenticarsi completamente delle oltre due tonnellate di peso. Infatti si inserisce molto velocemente senza rollio e lasciando spazio anche a un moderato sovrasterzo di potenza. Del resto, per la maggior parte delle situazioni la trazione Q4, invia il 100% di coppia alle ruote posteriori.
In sostanza la Maserati Levante Trofeo è la best in class sotto il profilo dinamico (sia su strada che in pista) e fa sempre valere il proprio motore. Motore dalla tonalità molto più intensa e piacevole rispetto a quello della rivale. Capace di salire (e di scendere) di giri in modo più netto e con una propensione all’allungo degna degli aspirati plurifrazionati.
Anche in questo caso il propulsore è ben coadiuvato dal cambio automatico ZF8. Un cambio meno brutale nella funzionalità manuale rispetto a quanto avviene sulla Lamborghini ma dotato dei praticissimi paddle fissi al piantone.
Insomma, la sfida tra queste due esponenti della “Motor Valley” per eccellenza non vede né vincitori né vinti, chiudendo perfettamente alla pari. Qualcosa di straordinario, considerati i vertici altissimi raggiunti.
Gian Marco Barzan