La contro notizia è che non corrisponde al vero che FCA abbia dovuto procedere alla chiusura degli stabilimenti di Milanofiori, Melfi e Cassino. Il coronavirus non ha bloccato la produzione di auto di FCA, al contrario di quanto avrebbe appreso chi ha visto la trasmissione di Piazzapulita in onda ieri su La7. Una brezza di positività per tutti è ciò che occorre.
Ci eravamo preoccupati
E dopo aver visto il reportage lanciato da Formigli nella trasmissione Piazzapulita dallo stesso condotta i motivi per preoccuparsi c’erano.
Non avendo riscontri ufficiali abbiamo interpellato direttamente l’head manager di FCA per le comunicazioni con la stampa. Risposta al Direttore di MotorAge.it: “le informazioni che sono state indicate non sono corrette. Nessuno stabilimento in Italia è al momento chiuso per i motivi che sono stati indicati”. Un sospiro di sollievo, per noi italiani, la nostra economia e per la necessità di positività del Paese.
Forse l’operazione speciale per accedere nella zona di rossa di Codogno e poter recuperare dall’azienda Mta materiali necessari alla produzione non sarebbe servita a granché. Ma ora il gruppo italo-americano dell’automotive non cede alle previsioni nefaste (e speriamo continui a farlo”.
E’ vero invece che alcuni materiali necessari a produrre latitano da tempo, che la situazione è difficile, ma ci sono ancora riserve. Negli stabilimenti nazionali come del resto Europa. La sensazione di trovarsi davanti a gare sulle notizie peggiori è ormai evidente. Come che a volte le motivazioni per drammatizzare siano troppo legate alla politica spicciola.
Diciamo però che è strano che tali “bad news” siano arrivate da una trasmissione come quella citata. Formigli è uno di solito attento. La ripresa in questione era girata di giorno, ma data praticamente in notturna, quindi c’era tempo per ottenere riscontri. A costo di evitare “il flash” sensazionale. Mai fidarsi.
Tutto per colpa della “zona rossa”
Tutto nato dal fatto che un importante fornitore del gruppo FCA, la Mta, ha sede a Codogno, una delle zone rosse italiane epicentro dell’epidemia di coronavirus. Da lì non esce più niente da tempo. Ma questo non ha messo lo stop a FCA, e fino ad ora neppure agli altri costruttori europei con cui la Mta ha contratti di fornitura.
Soluzione alternative cercasi…
La Mta ha chiesto il “pass” per almeno 60 dipendenti, in modo da far funzionare i macchinari al minimo operativo. In un’area di 40mila metri quadrati sarebbero minimi anche i contatti tra i lavoratori, comunque regolarmente sottoposti a controlli sanitari con riguardo ai sintomi del Covid19 (come è stato “tagliando il coronavirus).
“Mta – ha spiegato l’azienda – ha già affrontato l’emergenza provocata dal coronavirus nel proprio stabilimento cinese di Shanghai, e dunque conosce le procedure necessarie per continuare a produrre nella piena sicurezza”.
Sarebbe tuttavia davvero opportuno che il governo riveda alcune posizioni delle direttive imposte per Covid-19. Evitando di far crescere i rischi di contagio, questo assolutamente, ma anche cercando meccanismi che non portino ad affossare l’economia del Paese più di quanto stia accadendo.