Alfa Romeo Stelvio 2.0 Turbo Benzina Q4 TI: test di guida
Il rinnovato SUV della Casa milanese conta su inediti sistemi ADAS, impianto multimediale rivoluzionato e qualità percepita migliorata. Abbiamo provato la Alfa Romeo Stelvio in versione 2.0 Turbo Benzina da 200 CV.
La potenza assicura performance notevoli
Caratterizzato dal motore 4 cilindri 2.0 Turbo Benzina erogante 200 CV, di esclusiva progettazione e produzione Alfa Romeo, lo Stelvio della nostra prova mette in campo prestazioni da best in class. Infatti, l’accelerazione 0-100 km/h viene coperta in 7”2/10, a fronte della velocità massima pari a 215 km/h.
Performance dovute a un buon rapporto peso-potenza, grazie all’utilizzo generoso di materiali leggeri come ad esempio la fibra di carbonio per l’albero di trasmissione. Elementi altoresistenziali e unici nel loro genere. Certo, non bisogna pretendere allunghi sul filo dei 7.000 giri/min., come capitava con i gloriosi motori Alfa Romeo bialbero perché la spinta si stempera appena oltre i 5.000 giri/min. . Se vi ricordate le varie Giulia e Alfetta sapete di cosa stiamo parlando.
Ma in compenso c’è tanta “schiena” dai regimi appena oltre il minimo, assicurando quindi la necessaria elasticità di marcia e anche un certo temperamento Alfa. Inoltre, la presenza degli alberi controrotanti di equilibratura, un must che all’Alfa Romeo vi è dai tempi di GTV e Spider 916 con il 2.0 Twin Spark 16V, scongiura la ruvidità agli alti regimi tipica di molte unità 4 cilindri. Infine, il sound ricorda proprio i gloriosi propulsori bialbero Alfa Romeo del passato. Specialmente nel salire di regime e per via dei leggeri scoppiettii agli scarichi in rilascio.
Trasmissione di riferimento
Lo Stelvio 2.0 Turbo Benzina adotta la trazione integrale Q4. Normalmente il 100% della coppia viene inviato alle ruote posteriori, assicurando quindi un comportamento nelle curve da trazione posteriore pura. Con tutti i vantaggi in termini di piacere di guida e maneggevolezza che ciò comporta.
Quando il retrotreno si avvicina alla perdita di aderenza, una percentuale di trazione viene inviata all’avantreno. Di conseguenza, viene assicurato il miglior contatto possibile degli pneumatici anche sui fondi bagnati o innevati. Il cambio è sempre l’automatico ZF 8 rapporti con convertitore di coppia dall’anima double face.
Confortevole e morbido quando occorre, velocissimo nel setup manuale e con il DNA settato contemporaneamente in Dynamic. Forse, rispetto allo Stelvio originario vi è un po’ meno di quel contraccolpo nelle cambiate “fotoniche” che tanto entusiasma i guidatori più sportivi. Ma questa è una nostra personale sensazione,
Quel modo di curvare tutto suo
Le raffinate sospensioni a quadrilateri deformabili anteriormente e multilink a quattro leve e mezzo posteriormente, la trazione Q4 “molto posteriore”, la distribuzione dei pesi sui due assali pari a 50:50 e lo sterzo più diretto della categoria, rendono il comportamento in curva dello Stelvio impeccabile. In particolare, gli inserimenti sono velocissimi e la vettura va in appoggio simultaneamente con l’avantreno e il retrotreno.
Forse sarebbe stato il caso di introdurre la modalità Racing dell’Alfa DNA come avviene sulla Quadrifoglio. Sarebbe bello gestire al 100% quest’assetto straordinario e magari cimentarsi in qualche sovrasterzo di potenza nei circuiti chiusi al traffico. Ma vi è da dire che, specialmente con il Dynamic inserito, l’elettronica di controllo è tutt’altro che invasiva.
E’ sempre un gran bel guidare
Lo sterzo meriterebbe il massimo dei voti, perché è direttissimo e porta la macchina esattamente dove vuoi tu. Però rimane sempre un po’ troppo leggero alle alte velocità per i nostri gusti. Speriamo ancora che l’architettura Giorgio di Stelvio, con le raffinate sospensioni, trazione Q4 e distribuzione dei pesi di 50:50 sia utilizzata anche sul Tonale atteso per il 2021. Ma non sarà facile.
Al contrario, un’impostazione tecnica molto più convenzionale (motore trasversale, trazione anteriore, sospensioni McPherson) renderebbe impresa ardua avvicinare il futuro SUV compatto Alfa Romeo al “fratello maggiore” Stelvio in termini dinamici.
Gian Marco Barzan