Quando sarà finita questa storia del coronavirus ci saranno tante tante persone che non vorranno più sentire parlare di Comunità Europea. Concetto in ribasso anche tra i precedenti sostenitori dell’Europa Unita. Personalmente, invece, in particolare non vorrei più sentire parlare di “Spending Review” (Revisione della spesa pubblica), almeno nei nostri governi.
In sostanza Spending Review è la modifica delle spese dello Stato rivolte alla fornitura e al funzionamento dei servizi ai cittadini, allo scopo di ridurre sprechi e apportare miglioramenti al bilancio.
Ma sprechi e bilanci hanno continuato a fare pena, da qualsiasi lato si guardino, da destra a sinistra.
Di fatto, la Spending Review è ciò che ha portato in neppure sei sette anni a dimezzare i posti letto negli ospedali pubblici, chiudere gran parte dei piccoli ospedali e pronto soccorso di province e regioni, dimezzare gli addetti all’infermieristica. E ancora, ridurre la presenza di medici specializzati assunti. Ora, in emergenza, vengono abilitati anche i neolaureati, quelli che prima del Covid-19 si trovavano ad dover affrontare anni di praticantato e le leggi preferenziali dei “baroni”.
Ma sapete quanto costa a un reparto la chiamata per la “visita” di uno specialista a un ricoverato? Media 500 – 600 Euro (anche se l’intervento di supervisione dura tra i 5 e i 10 minuti). Da Fonti dirette di trattative fatte a voce alta, come fosse abitudine normale. Nel caso specifico, Direttrice reparto Terapia Intensiva II Policlinico S. Matteo: “Prof. come facciamo per il compenso ?”. Risposta: “Come al solito, 500 Euro”. Ogni volta, a carico dei contribuenti, prima che della Terapia Intensiva del S. Matteo di Pavia. Un reparto dalla professionalità fantastica e che conta su staff di superlativa bravura (con un particolare plauso allo staff anestesia).
Chiusi i confini nell’Unione Europea, trattato di Schengen sospeso per 30 giorni
Dal 17 marzo e per il prossimo mese, sospesa la libera circolazione tra Paesi europei. L’Europa torna indietro di 35 anni per contrastare il coronavirus
L’emergenza sanitaria porta l’Europa a un punto di svolta critico. L’Unione Europea è arrivata alla decisione di chiudere le frontiere dell’area Schengen. Una opzione questa prevista solo in circostanze eccezionali. Il trattato può essere sospeso per un massimo di due mesi, deroghe a parte.
La presidentessa della commissione europea Ursula von der Leyen ha precisato che viene comunque prevista la possibilità di sconfinamento per i cittadini europei che devono tornare a casa, personale sanitario e ricercatori. Oltre, da aggiungere, che per gli operatori dell’informazione.
La sospensione di Schengen e dei liberi confini europei è un passaggio attualmente forse comprensibile per arginare il virus, ma è anche emblematica in una ben più ampia visione del concetto di Europa Unita, ONU o Stati membri. E’ un’idea che si scioglie spontaneamente, marcita nelle basi delle mattonelle che volevano costruirla.
L’economia e i giochi in Borsa non dovranno e non potranno più essere la base dell’amalgama che compone i mattoni. Molta più gente vorrà vedere l’importanza delle persone messe in primo piano al posto dell’effimero guadagno monetario. I comandanti di Bruxelles hanno cercato di illudere le popolazioni con una moneta unica. Ma non sappiamo ancora se questa abbia portato già benefici o più danni. I vantaggi si sono “smazzati” tra le borse con le sue multinazionali; per la gente solo domande irrisolte.
Cosa sarà della Globalizzazione
E forse anche la globalizzazione si vedrà mutata nel profondo. Mentre in Italia la nostra Confindustria reclamava l’apertura delle fabbriche, anche i brand motoristici hanno dovuto sospendere le produzioni. Da FIAT e FCA a PSA, passando per Ford, Ferrari, Volkswagen hanno chiuso stabilimenti ovunque. Facendo due calcoli sommari, in un mese il mercato automotive è abissato al 5%.
Altrettanto se non più preoccupante il fatto che le grandi catene del commercio, dello spostamento dei prodotti, come SDA e TNT si ritrovino in agitazione. I lavoratori non si sentono tutelati, mandati allo sbaraglio senza protezioni. Un grande rischio per l’approvvigionamento, anche dei supermercati.
Intanto, però, il commercio on-line, gli acquisti sul web, si impennano. Tanto che nell’ultimo mese, il colosso dell’ e-commerce Amazon, tanto per citarne uno, ha raggiunto un incremento delle spedizioni del 90%. Per fatturati normalmente impensabili.
Alla fine di questa emergenza, ciò che il coronavirus o Covid-19 avrà insegnato è che non saranno più accettabili tagli ai servizi che riguardano salute e salvaguardia del genere umano. Che la Germania non potrà più credersi il leader d’Europa. Quella Germania ricordata ancora, di nuovo, per l’egoismo. E che l’Italia e gli italiani sono stati, di nuovo, un esempio da seguire. Per tutti.
MotorAge.it – F.R.