In occasione dei 100 anni di Mazda ripercorriamo la storia di alcune soluzioni fortemente innovative della Casa di Hiroshima, tra cui, appunto, la Mazda RX-7 che nel 1978 ha introdotto per prima il propulsore Wankel su una vettura sportiva.
Una tecnologia che arriva dagli Anni 60
Mazda è stata una dei pionieri del propulsore rotativo, tanto è vero che già alla fine degli Anni 60 i tecnici di Hiroshima hanno progettato uno specifico motore. Propulsore che ha equipaggiato diversi modelli, fino alla crisi petrolifera mondiale del 1974 che impose la sospensione della produzione causa consumi di benzina non propriamente contenuti.
La soluzione era però talmente convincente, da essere riproposta in tempi decisamente migliori, con il prezzo del petrolio al barile non più “alle stelle”. Nel 1978, infatti, nasce la Mazda RX-7, un coupé che sancisce di fatto l’inizio dell’era delle sportive con motore Wankel. Propulsore disposto in posizione anteriore centrale (soluzione avanzatissima per l’epoca) che in virtù dei suoi 135 CV è capace di prestazioni notevoli.
Il motore, denominato 12 A, prevede un doppio rotore da 1.146 cc e in un secondo tempo, esclusivamente per il Giappone, compare una versione sovralimentata mediante un turbocompressore. Inoltre, la configurazione destinata al Nord America ha addirittura l’iniezione diretta di benzina in camera di scoppio.
Seconda generazione, evoluzione costante
Presentata nel 1985, la seconda generazione della RX-7 è sempre un coupé ma dalla linea assai più filante e moderna rispetto all’omonima progenitrice. Il motore è un doppio rotore dalla cilindrata complessiva pari a 1,3 litri, disponibile nella configurazione aspirata da 150 CV e, in seguito, sovralimentata con due turbocompressori per potenze che spaziano da 180 a 200 CV.
Ora la RX-7 si può misurare tranquillamente con la coeva Porsche 911 Carrera 3.2 in termini di performance. Lo testimonia lo stesso tempo di 6” nello 0-100 km/h e la velocità massima di 240 km/h (inferiore di appena 5 km/h rispetto alla celebre supercar di Stoccarda).
Terza generazione: semplicemente il massimo
Siglata “FD”, la terza generazione della Mazda RX-7 compare nel 1992. Il suo Wankel da 1,3 litri complessivi, sovralimentato mediante due turbocompressori, eroga la bellezza di 240 CV. Grazie anche al peso contenuto, l’accelerazione 0-100 km/h avviene in 5”3/10. Per questo puòi combattere ad armi pari con altre supercar nipponiche dell’epoca come la Honda NSX, Mitsubishi 3000 GT, Nissan 300 ZX e Toyota Supra. Nonché “d’impensierire” perfino la Ferrari 348 TB/TS nello scatto sui 400 metri.
Abbiano avuto il privilegio di guidare una RX-7 ultima edizione, apprezzandone la spinta fortissima e immediata del motore, gli innesti secchi e brevi del cambio e una tenuta di strada superlativa. Difetti? Come ogni altro motore Wankel il consumo d’olio è piuttosto elevato e il freno motore scarseggia.
Sempre con un propulsore rotativo, la Mazda ha vinto la 24 Ore di Le Mans nel 1991, mentre l’ultima applicazione di serie è avvenuta sulla RX-8 del 2004. Ora sembra che in futuro alla Mazda il Wankel tornerà in auge, come range extender di una unità elettrica.
Gian Marco Barzan