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FCA chiede un prestito: c’è da fare un matrimonio

Rifacendosi alle opzioni previste dal Governo per offrire appoggi economici alle imprese italiane, il gruppo FCA ha chiesto un prestito di 6,3 miliardi. Le reazioni, politiche e sociali, sono state le più diverse. Un’operazione a favore dell’industria italiana. All’orizzonte, da valutare anche la fusione di FCA con PSA.
FCA al CES 2020

Tra chi non considera adeguata la richiesta di Fiat Chrysler, una motivazione spicca su tutte. Cioè il fatto che FCA abbia dislocato la sede legale in Olanda. Mentre il domicilio fiscale è in Gran Bretagna.

Si può comprendere che in senso generale possa fare rabbia la “fuga” di alcune tasse all’estero, dove la convenienza è ovvia. Tuttavia è da considerare che FCA crea molto lavoro in Italia, in tutta la filiera dell’automotive e non solo. Un comparto fondamentale per la nostra economia, e in cui a causa dell’emergenza coronavirus si è venuta a creare una difficilissima situazione di liquidità per le aziende.

Il mondo automotive vale circa il 6,2% del Pil italiano e da occupazione a circa il 7% dell’intero settore manifatturiero.

FCA rimane la più grande società industriale in Italia. Direttamente impiega 55.000 persone in 16 stabilimenti produttivi e 26 poli dedicati alla Ricerca e Sviluppo. Intorno si sviluppano 200.000 posti di lavoro nelle 5.500 società fornitrici italiane, Da aggiungere ci sono altri circa 120.000 posti di lavoro in 12.000 imprese legate a concessionari e assistenza. In sostanza, il 40% del fatturato annuale dal settore italiano della componentistica automotive (qualcosa come 50 miliardi di euro) deriva dalle commesse di FCA.

Contratto a sostegno dell’Italia

Nel suo comunicato ufficiale, FCA Italy spiega di avere avviato una procedura con il Governo italiano (il Ministero dell’Economia e Finanze – MEF, e il Ministero dello Sviluppo Economico – MISE) per l’ottenimento di una garanzia da SACE.
Ha già aperto una contrattazione con il primo gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo, per l’erogazione di un credito che sarebbe destinato esclusivamente al sostegno della filiera dell’automotive in Italia. Una spinta concreta, insomma, per la ripartenza della produzione e degli investimenti.

Per le disposizioni del Decreto Liquidità, l’ammontare della linea di credito ottenibile dovrebbe essere massimo il 25% del fatturato consolidato delle societa’ industriali del gruppo FCA in Italia. Da qui il conteggio della cifra richiesta, cioè fino a 6,3 miliardi di Euro.
Cifra che sarebbe restituita in tre anni. Dopo un periodo con vendite risicatissime e che richiederà un certo tempo di ristabilizzazione.

Rivoluzione in arrivo per la fusione di FCA con PSA

Il premier Conte è sembrato aperto e disponibile ad appoggiare l’operazione.
Le questioni della sede olandese e indirizzo britannico mettiamola per ora nel cassetto: le valuteranno giuridicamente chi deve.

C’è un’altra questione che per l’aspetto produttivo e commerciale è da ricordare e considerare. Proprio negli sviluppi a breve termine del mercato automotive.

La questione riguarda l’attesa fusione tra FCA Automobiles (italo americana) e PSA Groupe (francese). Gli accordi tra i i due gruppi industriali è in fase avanzatissima. Da FCA e PSA l’intenzione è di procedere con l’accordo entro la prima metà del 2021. Rimane quindi poco tempo per considerare FCA come gruppo fine a stesso. Le decisioni italiane quanto saranno poi condizionate dal matrimonio con i francesi ? Sicuramente prenderà forma un nuovo, diverso e inedito piano industriale. Senza pensare a eventuali sedi da costituire.

MotorAge.it | Fabrizio Romano

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