Formula 1 al Mugello: l’Italia raddoppia
L’inserimento del Gran Premio di Formula 1 al Mugello non è semplicemente una notizia importante per gli appassionati di motori. E’ un grande risultato, sportivo e politico, di cui l’Italia può andare fiera.
L’ufficialità di una gara GP di Formula1 al Mugello può essere vestita e condita di mille significati, ma di certo con questi vediamo un forte carico di positività. Per lo sport, ma anche per l’Italia intera, che di positivismo si deve assolutamente cibare.
Del resto la soddisfazione si fa doppia. Oltre allo spettacolare e storico Gran Premio di Monza, il circus della Formula 1 si troverà a fare tappa anche al Mugello, ancora su un circuito italiano a sfidare le leggi della fisica che comandano velocità ed effetto aderenza.
Invece della burocrazia italica che spesso si incastra su stessa, questa volta un risultato che vale fierezza internazionale. Non solo nello sport motoristico.
Un circuito quello del Mugello, ricordiamo, che ha già visto tante feste italiane nella massima serie delle due ruote, la MotoGP. Ancora fresca “la prima volta di Petrucci” nell’albo delle vittorie, oppure il trionfale timbro Italia nel momento d’oro della Ducati.
Visibilità mondiale conquistata
Un’occasione d’oro perché gli ufficiali possano mostrare i lustrini. Da presidente dell’Automobile Club d’Italia e rappresentante della Federazione italiana per gli Sport automobilistici, è naturale che Angelo Sticchi Damiani sia in prima linea nel sottolineare la felice occasione. “La soddisfazione è doppia”, ha commentato orgogliosamente.
Di fatto, per quest’anno la gara di Formula 1 al Mugello aggiunge al GP di Monza un secondo prestigioso appuntamento in Italia. E per il Paese significa vedersi affidare l’onere e l’onore di un’ulteriore visibilità mondiale.
Per quanto non siglato (o non ancora) come fatto perenne, la selezione della nostrana pista per correre al Mugello è dimostrazione di fiducia. Anche nella capacità organizzativa del Paese, fattore rilevante in questo difficile momento storico. Non è un fatto fine a se stesso. Per arrivarci ci è voluto un grande lavoro a vari livelli.
MotorAge.it | Redazione