Piccolo viaggio nel tempo: le evoluzioni dell’ abbigliamento da moto
L’estate e la possibilità di tornare finalmente a spostarsi con una certa facilità, sono due ottimi stimoli per i motociclisti, desiderosi di montare in sella e pianificare un itinerario, che sia esso una vera e propria vacanza o un mini tour mordi e fuggi. Il vero biker, attento ai dettagli, segue con interesse le novità sugli ultimi modelli di moto e sui più recenti capi di abbigliamento per centauro. Con i mesi caldi, poi, la scelta di prodotti più leggeri, traspiranti e idonei a essere indossati anche nella vita di tutti i giorni, diventa essenziale.
Viene incontro alle esigenze del centauro moderno la tecnologia. Sono infatti innegabili i passi avanti fatti dall’industria del settore nel campo degli accessori e dell’abbigliamento per i rider. Per capire la rapida evoluzione, si pensi che sino agli anni Quaranta del Novecento non esisteva alcun vestiario ad hoc per i centauri, che si limitavano a indossare capi piuttosto imbottiti per aumentare il livello di protezione. Pare tuttavia che agli albori del Novecento James Lansdowne Norton tentò senza troppo successo di mettere sul mercato un prototipo di tuta da motociclistica in lana.
La prima vera tuta moderna in pelle monopezzo fu indossata da Jeoff Duke al Motomondiale del 1950: il modello, fatto commissionare al mastro pellaio Frank Barker, era ancora privo di imbottiture.
Il concetto di ergonomia è stato introdotto quattro anni più tardi da Giulio Cesare Carcano, direttore tecnico della Moto Guzzi, che fece sedere i piloti su una panca mentre il sarto prendeva le misure per realizzare il capo: ed ecco i primi modelli basati sul comfort e sulla vestibilità. L’intuizione venne a Carcano dopo che un suo pilota, Duilio Agostini, era arrivato al traguardo quasi svenuto per colpa del collare in pelle.
Gli anni ‘70 e l’attenzione alla sicurezza
I primi inserti protettivi risalgono al 1974 e sono opera di Dainese, anche se la vera svolta fu data dal finlandese Jarno Saarinen, che per affrontare le curve piegava la moto sino quasi a sfiorare il suolo, introducendo lo stile di guida moderno: nacquero così le protezioni fisse sulle ginocchia, utilizzate da Barry Sheene e Roberto Gallina per primi.
Nel 1979 è la volta del paraschiena, e da lì a breve furono introdotti rivestimenti e protezioni per tutti i punti più esposti. La cosiddetta gobba risale al 1987, anno in cui si iniziarono a sperimentare le tute in pelle di canguro, che Max Biaggi usò per primo in gara.
Dal 1995 a oggi continua a migliorare lo studio e l’utilizzo di fibre composite, sempre più morbide e traspiranti.
Dalle tute professionali ai capi per la quotidianità
Aspetto fondamentale dell’evoluzione dei prodotti per motociclisti è la sempre maggiore attenzione che i brand del settore hanno rivolto al pubblico che vede le due ruote come una passione quotidiana, piuttosto che una competizione. Naturale dunque che le innovazioni tecnologiche abbiano gradualmente sposato il mondo dei capi per la guida urbana o il classico touring estivo, che coinvolge numerosi entusiasti. È proprio in questo modo che l’utilizzo di tessuti come il kevlar, gli inserti protettivi, le fibre traspiranti e confortevoli è stato introdotto nel mercato alternativo a quello per le competizioni. Si pensi per esempio alle giacche e ai pantaloni per motociclisti, che vantano oggi caratteristiche qualitativamente simili a quelle delle migliori tute per la pista. A descriverne diverse sono gli esperti di Motostorm.it, che illustrano per esempio le protezioni di livello 1 sui pantaloni moto, oltre che la presenza di airbag e accessori per la sicurezza anche su altri capi da centauri. Importante anche la possibilità di unire pantaloni e giacca con la zip: caratteristica relativamente nuova che permette anche agli appassionati di comporre facilmente un outfit completo. Andare in moto, insomma, è al giorno d’oggi sempre più una questione di sicurezza e stile.