La Commissione Europea ha confermato che a partire da oggi 4 luglio, le auto elettriche prodotte in territorio cinese e importate in Europa saranno soggette a nuovi dazi che potranno arrivare al 37,6%. La decisione ha suscitato reazioni diverse tra chi si dichiara favorevole, come Francia e Spagna, e chi invece, timoroso forse di ritorsioni sul export nazionale, si è opposto fino all’ultimo. È il caso di Germania, Svezia e Ungheria.
Lo scopo dei nuovi dazi imposti dall’UE sulle auto elettriche cinesi è di proteggere i produttori europei del mercato automobilistico dalla concorrenza sleale. La Commissione infatti sostiene che le aziende che producono auto elettrice in Cina beneficiano di sovvenzioni pubbliche sleali. Per portarle a galla, è stata avviata una campagna di indagini che ha visto partecipare attivamente anche alcuni dei marchi presenti con le loro fabbriche sul territorio.
Quali sono i dazi sulle auto cinesi importate?
I dazi attualmente applicati alle auto elettriche cinesi sono del 10%. Secondo la nuova normativa, tale valore va ad aggiungersi a quote che vanno dal 17,4% al 37,6% in base al gruppo. Occorre tenere presente che questi dazi riguardano anche le auto “non cinesi” ma prodotte sul territorio, come nel caso di Tesla e della sua Gigafactory di Shanghai. Secondo una prima tabella i dazi imposti dall’Unione sono:
• +17,4% per BYD Group
• + 20% per Gelly Group con il marchio Volvo, Smart, Lotus, Lynk & Co. E Polestar
• +38,1% per il marchio Saic Group, presente in Europa con MG
• +21% per Aiways, BMW Brilliance Automotive, Chery, FAW, Dongfeng, Great Wall, Leapmotor, Nio, Tesla, Xpeng grazie alla partecipazione attiva all’indagine condotta dall’UE.
Al momento è difficile dire quanto influiranno i nuovi dazi sul prezzo finale del veicolo. Tutto dipende da eventuali accordi che devono ancora essere raggiunti.
I nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi potrebbero essere retroattivi
La nuova normativa relativa ai veicoli elettrici prodotti in territorio cinese è entrata in vigore oggi. Se non si giunge a un accordo tra Bruxelles, governo e costruttori asiatici entro il 2 novembre, tale imposta sarà anche retroattiva.
La risposta a muso duro dell’Unione avviene dopo che già l’amministrazione americana con a capo Biden, aveva quadruplicato i dazi arrivando al 100% e inasprendo così ulteriormente le tensioni commerciali con la Cina. Questa strategia, ora messa in atto dall’UE, è vista da alcuni come una sorta di “proibizionismo” pericoloso che potrebbe ripercuotersi in maniera negativa sulle economie locali.
Però, come dice Alberto Mingardi, Professore Associato in “Storia delle dottrine politiche” all’Università Iulm di Milano, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, “se dobbiamo fare la transizione energetica e dobbiamo farla con la macchina elettrica, dobbiamo anche spingere quanto prima la conversione del parco automobili. E perché questo possa avvenire, abbiamo interesse a che siano disponibili veicoli elettrici a prezzi non proibitivi.” Chi può offrire questo?
Beatrice Piselli